Paolo Nardi recensisce Il trionfo del re

narrativa recensioni storia

Pubblicato su La spelonca dei libri, 8 novembre 2012.

- a cura di Paolo Nardi

Secondo romanzo di Benson per il sottoscritto, e seconda gradita sorpresa. Dopo aver curato l’edizione italiana de I necromanti (nel frattempo uscito, neanche a farlo apposta, anche per Lindau con il titolo Gli stregoni), sempre per Fede & Cultura ho curato l’uscita di questo Il trionfo del Re, scritto dal suo autore nel 1908, due anni dopo la conversione al cattolicesimo dell’autore, e primo di un’ipotetica trilogia da lui dedicata alla storia delle persecuzioni religiose in Inghilterra (gli altri due sono Con quale autorità, edito da BUR, e Come rack! Come rope!, traducibile con Vieni ruota! Vieni forca!, di cui a questo punto spero di curare l’edizione italiana). Come sempre, preciso che parlo qui di libri curati da me esclusivamente se già editi e pubblicati da altri, di cui magari mi trovo a curare l’edizione italiana, non solo per evitare qualsiasi conflitto d’interesse ma soprattutto per mantenere una certa onestà intellettuale (ed evitare di parlare bene o male di un libro dell’editore per cui lavoro). Nello specifico, questo romanzo si iscrive in pieno nella mia passione per il periodo Tudor ed è ambientato all’epoca della Riforma religiosa operata da Enrico VIII in seguito al suo innamoramento per Anna Bolena e alla decisione di dichiarare nullo il suo matrimonio con Caterina d’Aragona. Ma questo è solo lo sfondo alla vicenda narrata, che è invece imperniata sulla storia di due fratelli di famiglia aristocratica in conflitto tra loro, Christopher e Ralph Torridon, il primo sacerdote fedele a Roma e intenzionato a rispettare la sua vocazione fino alle più estreme conseguenze, il secondo ambizioso e servo del potere alle dipendenze del potente Cancelliere Thomas Cromwell, vero artefice della graduale distruzione e spoliazione dei monasteri cattolici in nome di una pretesa “purificazione” della religione. Pur di fare carriera, e in ossequio a una fanatica fedeltà al suo ideale, Ralph arriva a sopprimere la sua coscienza e l’amore della donna che ama (una vicenda quanto mai attuale e per certi versi profetica, visto cosa sarebbe successo nel corso del Novecento che, quando Benson scriveva, era solo agli albori), prima dell’inevitabile crisi di identità e di fede che colpisce tutti i fedeli esecutori di persecuzioni. Un romanzo storico che utilizza il dramma familiare per sviluppare una storia di amore, intrigo, vocazione e martirio, del tutto priva di giudizio e condanna nei confronti dei persecutori ma, anzi, piena di umana comprensione e divina redenzione: cattolico militante e neoconvertito, Benson rievoca personaggi celebri del periodo come l’arcivescovo corrotto Cranmer e le sante figure del Cardinale Fisher e di Thomas More (che Ralph viene incaricato di spiare e di cogliere in fallo per avere qualsiasi appiglio di condanna), martiri che pagarono con la vita il loro rifiuto di appoggiare la separazione del re da Caterina d’Aragona. Forse oggi a livello di struttura può sembrare un po’ statico a livello di situazioni e per la sua struttura prevalentemente domestica, ma il libro è decisamente godibile e ha diverse frecce al suo arco, prima tra tutte la figura femminile di Beatrice Atherton, degna anticipatrice di Margaret Deronnais de I necromanti e prototipo dell’innamorata cristiana che non è disposta a cedere di un millimetro sul piano dei principi bensì a dare la sua vita per salvare il suo amato attraverso la preghiera; non bisogna però dimenticare scene importanti come l’attacco al priorato cluniacense di Lewes in seguito al rifiuto dei monaci di riconoscere formalmente le ragioni del re contro il papa, e il magistrale incontro finale alla presenza del temuto e gigionesco sovrano (Enrico VIII), terribile e iroso ma fondamentalmente menefreghista e arrogante, capace di ridere in faccia ai problemi di coloro che gli sono intorno e che per o contro di lui hanno dato la loro vita, simbolo supremo di un potere che ha perso del tutto la sua funzione.


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