di Caterina Maniaci (Acistampa)
Le Highlands scozzesi: un mondo di villaggi suggestivi, di città dalla storia lunga e complessa, misteriosa (Edimburgo fra tutte) ma soprattutto dominato da natura selvaggia, sconosciuta in buona parte. E’ incuneata nell’Europa già pronta alle grandi trasformazioni settecentesche, popolata da gente fiera, organizzata in clan e famiglie, che vive secondo i ritmi delle stagioni, attraverso codici di valori forti come le radici degli arbusti delle lande, spazzate dal vento, che non si spezzano e rimangono abbarbicate alla terra. Una terra popolata di storie, di leggende, nutrita di passioni, di legami indistruttibili e da una fede che ha sfidato guerre, violenze, coercizioni.
Una terra così non poteva non ispirare racconti, saghe, romanzi, e così è stato, fino ai nostri giorni: in fondo il maghetto più famoso dei nostri tempi, Harry Potter, è stato creato da J.K.Rowling proprio a Edimburgo, e non pensiamo si tratti di un caso… Uno tra gli autori che più fortemente hanno contribuito a diffondere l’immagine della Scozia quale privilegiato sfondo, ma anche protagonista, di un nuovo modo di scrivere, di creare trame e personaggi è stato Walter Scott, nato a Edimburgo nel 1771 (morirà nel 1832) uno dei maestri del romanzo storico, appunto. Traendo ispirazione dalla storia medievale e dalle leggende scozzesi, ha prodotto una serie di romanzi in cui si fondono realtà storica e finzione, destinati a fare scuola e a ispirare i più grandi romanzieri europei del XIX secolo, da Hugo a Tolstoj. La sua opera più celebre, Ivanhoe (1820), ambientata nell’Inghilterra del XII secolo, ispirò Manzoni nella stesura de I promessi sposi e stimolò l’interesse per il Medioevo in tutta l’epoca romantica.
A questo punto ci viene il desiderio di andare a visitare, in maniera -purtroppo – solo virtuale Abbotsford House, luogo fondamentale per Scott e per la sua “poetica”. Questa bellissima-casa-castello- parco si trova in Scozia, nel distretto dei Borders Scozzesi, vicino alla città di Melrose e non lontana da Edimburgo. La dimora è situata sulle sponde del fiume Tweed. Lo scrittore la adocchia, durante i suoi vagabondaggi in queste zone, con le quali il legame profondo non si interromperà mai, quando ancora è una fattoria, e se ne innamora immediatamente. Nel 1811 con i primi proventi dell'attività di scrittore la compra e, anno dopo anno, la ricostruisce tutta fino a farla diventare una sorta di piccolo castello.
Scott abita qui fino al 1832, anno della sua morte. L’ha sempre amata e la dimora ha ricambiato, in un certo senso, portandogli fortuna, visto che i romanzi più famosi dello scrittore di Edimburgo risalgono proprio al periodo successivo all'acquisto di Abbotsford House: Waverley (1814), anche questo appena ripubblicato da Fede & Cultura in edizione integrale, che possiamo considerare il primo romanzo storico nella storia della letteratura moderna, con cui Scott inventò di fatto un nuovo genere letterario), Rob Roy (1818), Ivanhoe (1819, il suo romanzo più celebre).
Ora le edizioni Fede & Cultura ripubblicano “Rob Roy”, interamente ambientato nella Scozia più selvaggia, alla vigilia della rivolta giacobita del 1715. Campione di questo mondo è Rob Roy Mac Gregor, ricordato come il Robin Hood scozzese e figura storica realmente esistita, bandito fuorilegge e protettore del suo clan, sempre pronto a sostenere amici e innocenti anche a costo della vita. È lui a correre in aiuto del giovane protagonista Francis Osbaldistone nelle disavventure del suo lungo viaggio verso la maturità e nella riconquista dell’eredità paterna. Scritto nel 1817, Rob Roy un periodo storico travagliato, ma ricco di fermenti, mescolando fatti storici, gesta eroiche, intrighi, rivalità, amori, insomma tutti i temi portanti del romanticismo che sta vivendo la sua stagione più vivida.
Coraggio, fedeltà, speranza in un disegno superiore che tende al Bene, che, nonostante le traversie, i dolori, i lutti, riesce ad avere l’ultima parola: ecco quello che emerge dai racconti di Scott, insieme ad uno spiccato senso dell’avventura e della bellezza del mondo che ci circonda, un ritmo narrativo avvincente. Ingredienti che lo hanno fatto amare da intere generazioni di lettori, e che anche oggi riesce a conquistare, a cominciare dai più giovani. Le sue qualità letterarie, d’altra parte, caratterizzano molta parte della letteratura anglosassone. Pensiamo ad un altro autore, che comincerà a scrivere più tardi, rispetto a Scott, ossia Robert L.Stevenson, anche lui scozzese e ampiamente ispirato dalla sua terra d’origine, e non poteva essere diversamente… Il senso dell’avventura, che coincide pienamente con l’avventura di diventare grandi, adulti, senza mai perdere il senso della meraviglia, la capacità di farsi stupire dalla vita.