Alla scoperta della Terra di Mezzo è una raccolta di saggi brevi su diverse tematiche del legendarium tolkieniano, che ripropone molti dei contenuti del canale YouTube di Paolo Nardi e delle conferenze da lui tenute. Tutte queste riflessioni hanno come filo conduttore, scrive l’autore nella sua Introduzione, «il fantastico come chiave per affrontare la realtà che ci circonda e la Terra di Mezzo come universo reale perfettamente compiuto ed esplorabile» (p. 8).
Nella sua narrativa Tolkien ha fatto trasparire tutto il suo amore per la natura e gli alberi, al punto da farne deiveri e propri personaggi: basti pensare agli Ent, a Barbalbero e al Vecchio Uomo Salice, ma anche al Caradhras, una montagna che sembra dotata di vita propria. A volte la natura si può anche ribellare contro chi la sfrutta pensando di usarla solo in senso di potere e dominio (come Sauron e Saruman).
Come Tolkien ha attinto dalle saghe nordiche e germaniche per connettere ma allo stesso tempo scindere la figura del drago da quella del nano? Perché i draghi sono connessi al loro tesoro? Come Thorin diventa il nuovo Smaug prendendone il posto come Re Sotto la Montagna? Cerchiamo di spiegare cos'è questa misteriosa "malattia del drago" che, a un certo punto de "Lo Hobbit", sembra contagiare tutti i personaggi della vicenda a parte uno: Bilbo Baggins.
Nonostante l'apparente "atemporalità" della Contea, gli Hobbit misurano il tempo e hanno gli orologi, sulla mansola del caminetto e sulle pareti di casa: un ulteriore elemento che li connette alla modernità. Tuttavia, una volta che gli Hobbit usciti da casa loro per affrontare l'avventura, gli elementi del tempo misurabile meccanicamente si perdono per lasciare spazio al tempo naturale, legato al succedersi del giorno e della notte.
Come i reami degli Elfi, anche la Contea sembra possedere una sorta di atemporalità: i ritmi di vita dei suoi abitanti, gli Hobbit, sembrano scanditi dalle pause per il cibo e il nutrimento piuttosto che dai ritmi del lavoro e della vita meccanizzata. Tuttavia, le cose restano ben distinte: gli Elfi sono infatti immortali, mentre gli Hobbit sono in tutto e per tutto uomini. Anche il tempo è dunque connaturato alle varie razze immaginate da Tolkien nel suo Mondo Secondario e porta con sé una valenza trascendente difficile da dimenticare.