Pubblicato sul blog jrrtolkien.it, 1 settembre 2023.
- a cura di Roberto Arduini
Esce oggi il nuovo libro di Paolo Nardi, studioso e commentatore dell’opera di Tolkien, membro del consiglio direttivo dell’Aist, e noto al pubblico di YouTube per il suo canale monografico dedicato ad Arda. Dopo i suoi due commentari ai romanzi tolkieniani – Leggiamo insieme Lo Hobbit e Leggiamo insieme Il Signore degli Anelli – pubblica per lo stesso editore la sua terza fatica, Alla scoperta della Terra di Mezzo: mito, linguaggio e potere nell’opera di J.R.R. Tolkien (Fede & Cultura, €22). Come afferma Nardi stesso nell’introduzione, il volume raccoglie molti dei contenuti del suo canale YouTube e di alcune conferenze, e implementa il suo contributo alla comprensione e all’approfondimento dell’opera di Tolkien. Quale sia la sua linea guida è ancora lui stesso a dirlo: «il fantastico come chiave per affrontare la realtà che ci circonda e la Terra di Mezzo come universo reale perfettamente compiuto ed esplorabile».
Il volume si presenta in effetti come un gustoso menù in cui scegliere gli argomenti che più incuriosiscono, divisi in macrogruppi di capitoli brevi ed efficaci, in cui vengono affrontate sia questioni poetiche e filosofiche, come la natura delle fiabe, il rapporto tra mondo primario e mondo secondario, o lo stile letterario di Tolkien, sia approfondimenti e perfino curiosità su personaggi minori del ciclo di Arda. La prefazione è affidata a Claudio Antonio Testi, socio fondatore dell’Aist. Lasciamo quindi alle sue parole illustrare il contenuto del libro.
Prefazione di Claudio Antonio Testi
Caro lettore, quello che hai tra le mani è un volume che è ad un tempo particolare e prezioso. La sua particolarità risiede nell’essere una raccolta di numerosi e brevi articoli, che coprono tantissimi temi dell’opera tolkieniana. La divisione dei medesimi in due parti (La Narrativa Tolkieniana: pp. 13-138 / La Terra di Mezzo: pp. 139-316) nonché le ulteriori sotto sezioni ci aiutano a comprendere appieno la portata dell’opera di Nardi, il quale dimostra qui la non comune capacità di intrecciare tematiche filologiche e stilistiche (si veda per esempio la sezione dedicata alle fonti: pp. 53 ss., o alla nuova traduzione del Signore degli Anelli: pp. 103 ss.) con questioni “apparentemente” leggere, come la paradigmatica disamina sul colore dei capelli degli elfi (p. 154) o quella sul destino dei maghi blu (p. 273). Si potrebbe andare avanti, ma penso che questi pochi richiami bastino per capire che il volume è destinato ai “non esperti”. Questo non deve essere tuttavia considerato un “deprezzamento” del testo, anzi! Io ritengo infatti che questo sia il miglior volume di divulgazione tolkieniana mai pubblicato in Italia. E, si badi bene, un bravo divulgatore è tale solo se ha delle reali e solide competenze critiche nel materiale che sta divulgando, mentre l’inverso non vale. In altri termini: ogni bravo divulgatore è anche un esperto della materia, mentre un esperto della materia può non essere (e spesso non è) un bravo divulgatore.
E proprio qui risiede la preziosità del volume di cui accennavo prima. Questo testo, scritto in modo piano e accattivante, è infatti una lettura non solo piacevole ma anche (e soprattutto) una guida sicura nel complesso mondo di Tolkien, che troppo spesso è stato oscurato e banalizzato da una cattiva divulgazione, guidata da pregiudizi e intenti confessionali o politici. Per iniziare a comprendere Tolkien sono infatti necessarie e sufficienti due cose: da un lato occorre leggere i testi con la massima attenzione evitando di “smussare” gli angoli quando si trovano passi “strani”; dall’altro vanno studiati i grandi classici della critica tolkieniana (Shippey, Flieger, Garth e vi dicendo) i quali, se ben assimilati, ci “aprono” letteralmente il testo di Tolkien. E questi due sentieri Paolo Nardi li ha sicuramente percorsi: basti scorrere la bibliografia secondaria citata e le numerose note che rimandano a precisi brani tolkieniani. Considerare queste due vie necessarie non significa essere “feticisti del testo”, “fanatici della bibliografia” o “talebani del filologicamente corretto”. Si tratta semplicemente di prendere coscienza che da un lato il testo tolkieniano è il frutto di profonde riflessioni linguistiche e filosofiche elaborate dall’autore nell’arco di decenni; e che dall’altro lato alcuni “studiosi” ci aiutano a cogliere appieno questa profondità.
La particolarità e preziosità del volume si riscontra praticamente in ogni pagina del testo, ma se la si vuole “toccare con mano” si può prendere come esempio la sezione dedicata agli orchi. Qui Nardi, quasi da “nerd” (mi si perdoni l’irresistibile gioco di parole) tocca questioni a prima vista irrilevanti (come il modo di riproduzione degli orchi o la loro età media), ma lo fa con un acume tale da cogliere (e da farci cogliere) l’enorme consistenza etica e filosofica che sta al fondo anche di questi brani. Ed ecco che un dettaglio “insignificante”, come può essere l’esistenza a est di orchi che decidono di non seguire Sauron (p. 219), viene da Nardi compreso in tutta la sua portata, visto che implica una certa autonomia di pensiero da parte degli orchi medesimi, i quali quindi non possono essere più considerati bestie o pupazzi mossi da altri (ibid.).
In questo volume ci sono tantissimi altri casi emblematici simili a questo, ma lascio al lettore il piacere di andare, assieme alla competente e chiara guida di Paolo Nardi, “alla scoperta della Terra di Mezzo”: se starai attento ai testi e se seguirai le indicazioni dell’autore, sono certo che ci riuscirai!