AIST Recensisce: Guardare Verso Occidente

narrativa paolo nardi recensioni tolkien

AIST (associazione italiana studi tolkieniani),
12 dicembre 2024.

a cura di Jacopo Verga,

Tra i volumi di alta divulgazione tolkieniana pubblicati nell’anno in corso è da annoverare il libro Guardare Verso Occidente edito da Fede & Cultura. Il testo, scritto dai soci AIST Paolo Nardi e Nicola Nannerini, si pone lo scopo di analizzare i temi del tempo, della trascendenza e del destino all’interno del Legendarium tolkieniano.

Premessa Metodologica: un Mondo Secondario reale

Il lavoro, nato dall’interesse dei due autori per la dimensione metafisica che soggiace alle vicende narrate nell’opera del Professore di Oxford, si basa su un’analisi in-universe del Mondo Secondario subcreato e della cosmogonia di Arda, scevra quindi di riferimenti culturali provenienti dal Mondo Primario, sicuramente utili ma limitanti. Gli autori sottolineano come la subcreazione tolkieniana sia in sé creatrice di un mondo reale quanto lo è quello da cui origina la subcreazione stessa, risultando dunque essere altro rispetto al Mondo Primario dal quale nasce, ma con la sua stessa dignità ontologica. È importante qui ricordare ciò che lo stesso Tolkien riporta nel saggio Sulle Fiabe: «L’inventore di fiabe si rivela un felice “subcreatore”, il quale costruisce un Mondo Secondario in cui la mente del fruitore può entrare. All’interno di tale mondo, ciò che egli riferisce è “vero”, nel senso che concorda con le leggi che vi vigono. Di conseguenza ci si crede, mentre vi si è, per così dire, dentro». Viene dunque definito il concetto di Credenza Secondaria, per la quale ciò che viene subcreato è un Mondo Reale basato su regole che lo definiscono e nelle quali il fruitore crede. Ciò è nettamente in contrasto con la Sospensione dell’Incredulità, proposta da autori come Samuel Taylor Coleridge (cfr. Biographia literaria, cap. XIV), secondo cui il lettore accetta il verificarsi di eventi impossibili senza credere in questi ultimi.Guardare Verso Occidente In questa prospettiva l’ignoto, il particolare non spiegato, il problema irrisolto danno conferma della realtà di un Mondo in contrapposizione con la lettura propria del positivismo scientifico, che vorrebbe dirimere ogni aspetto del Reale dandone una spiegazione meccanicistica. Nel Mondo Secondario le dimensioni che non si piegano «a ogni tentativo di scientificazione» (cfr. Lettera 210) sono, invece, territorio dell’ultramondano, dell’irriducibile trascendenza che i due autori del libro riscontrano nel Legendarium tolkieniano. In altre parole, la dimensione sensibile del Mondo Secondario non è risolvibile all’interno dei confini del mondo, ma si sostanzia nella dimensione metafisica trascendente che conferisce significato alle regole che realizzano l’esistenza della subcreazione tolkieniana. Queste regole metafisiche hanno valenza epistemologica nella dimensione temporale, che quindi assume significato anch’essa in una prospettiva ultramondana per la quale, sempre secondo gli autori, è possibile discernere il significato di destinazione del sub-creato e, quindi, il concetto di Destino. Se non vi può essere, dunque, piena comprensione del Destino, ciò non toglie che esso abbia un significato e che quest’ultimo sia dato al di là dei confini del mondo.

Contenuto del Testo

Il testo inizia considerando la cornice narrativa del Silmarillion nelle sue varie stesure riportate all’interno della Storia della Terra di Mezzo. I due autori sottolineano come si tratti di un testo scritto da Tolkien per tutta la sua vita senza giungere a una forma definitiva. La versione data alle stampe da Christopher Tolkien nel 1977 si basa in massima parte sulla versione del 1950-51 e rappresenta una visione sintetica del Legendarium. Essa è composta da cinque parti: l’Ainulindalë (basato su un manoscritto del 1951), il Valaquenta (redatto a partire da un manoscritto del 1959), il Quenta Silmarillion (composto da materiale di varia provenienza), l’Akallabêth (risalente al 1951) e Degli Anelli del Potere e della Terza Era (composto nel 1948). Com’è possibile riscontrare nel volume Arda Reconstructed, The Creation of the Published Silmarillion di  Douglas Charles Kane, il testo del Silmarillion pubblicato da Christopher consta di una selezione personale attuata dal curatore delle diverse redazioni dell’opera realizzata dopo la morte del padre. Da un’analisi di Christopher dei punti di debolezza riscontrabili nel Silmarillion del 1977 nasce la volontà dello stesso di dare alle stampe l’edizione critica delle versioni inedite vergate da J.R.R. Tolkien, che porterà alla realizzazione dei dodici volumi della Storia della Terra di Mezzo (pubblicati in un arco di tempo che va dal 1983 al 1996). Grazie alla pubblicazione di questa opera estesa è possibile osservare la presenza di una cornice narrativa che lega le varie storie raccontate nel Silmarillion e che esprime la volontà di Tolkien di creare una mitologia per l’Inghilterra. Tali pubblicazioni rendono giustizia alla polifonia che è data dalla presenza di diversi punti di vista rispetto alle storie narrate, alcune delle quali verranno riscritte per tutta la vita dal Professore, mentre altre verranno affrontate per poi essere abbandonate nel corso degli anni.
Segue una corposa sezione di analisi di alcuni personaggi femminili presenti all’interno del Legendarium. Queste trattazioni rendono giustizia alla variegata descrizione che Tolkien fa del femminino all’interno del Legendarium, non relegato a figura di sfondo in un contesto di mascolinità guerriera. L’agire dei personaggi femminili va al di là del loro genere e risponde ai principi che regolano il Mondo Secondario rispetto al libero arbitrio e alla capacità e possibilità decisionali che caratterizzano l’individuo. Tra le varie figure trattate, molto interessante è l’analisi di Nienna e di Aredhel.
Si passa quindi all’analisi delle differenze tra Elfi e Uomini, considerando anche le peculiari prospettive rispetto al concetto di Morte, tematica analizzata anche nel fondamentale volume La Falce Spezzata. Morte e Immortalità in J.R.R. Tolkien edito da Marietti 1820. In questa sezione è da menzionare l’analisi che i due autori fanno dell’Athrabeth Finrod ah Andreth, testo dialogico-narrativo scritto intorno al 1959 e presente in Morgoth’s Ring, decimo volume della Storia della Terra di Mezzo, già anticipata dalla trattazione de Il racconto di Adanel presente nel capitolo sul Silmarillion.
Fato e Libero Arbitrio è il tema del capitolo successivo del testo. In questa sezione Nardi e Nannerini affrontano l’annosa questione del libero arbitrio per Elfi e Uomini, prendendo il passo dal breve testo del 1968 Fate and Free Will contenuto all’interno di The Nature of Middle-earth, volume a cura di Carl F. Hostetter pubblicato nel 2021. Sempre in questa sezione troviamo affrontato il problema della Provvidenza. Viene sottolineato il ruolo fondamentale della morte nelle scelte dei personaggi: è essa che conferisce senso e valore a questi ultimi, e dunque la possibilità di un’opzione etica è data solo nella relazione con il tempo, che definisce la finitezza della vita. Qui è facile riscontrare gli echi delle idee esposte nel fondamentale testo di critica Difendere la Terra di Mezzo di Wu Ming 4. I due autori, sottolineando l’importanza del libero arbitrio, evidenziano come la Provvidenza sia espressione di una volontà superiore. Analizzando la vicenda di Beren e Lúthien, ci si sofferma sull’intreccio tra fato e libero arbitrio per cui sembra che il fato, ovvero il volere di Eru, sia ciò che predispone le condizioni che poi le libere decisioni dell’uomo e dell’elfa realizzano. Anche la storia di Túrin Turambar viene utilizzata per analizzare il complesso problema del Destino e del Libero Arbitrio. Tale trattazione è anche oggetto del libro Maledizione e Orgoglio – La storia di Túrin Turambar nei Figli di Húrin di J.R.R. Tolkien, sempre di Paolo Nardi per Eterea Edizioni. Da ricordare è anche la trattazione del Consiglio di Elrond, che cita Santi Pagani nella Terra di Mezzo di Claudio Antonio Testi.
Entriamo quindi in uno dei capitoli che danno il titolo al libro, quello riguardante la questione del tempo.

Anche qui viene sottolineato come questo concetto venga analizzato all’interno del Legendarium secondo diversi punti di vista, in particolare quello di Uomini ed Elfi. È in questo capitolo che troviamo l’osservazione sul trascorrere del tempo nei reami elfici, che gli Uomini percepiscono in modo peculiare. A Lothlórien, il Reame di Galadriel, gli Hobbit perdono le coordinate temporali in quanto ivi si perde la naturale successione delle stagioni e, come nota acutamente Verlyn Flieger in A Question of Time, è Sam a notarlo in quanto molto legato al ciclo stagionale per via del suo mestiere di giardiniere. Da contraltare a questa percezione del tempo fa invece la stagionalità della Contea, nella quale il tempo è scandito dai meccanismi degli orologi, che non esistono altrove nella Terra di Mezzo. Qui gli Hobbit passano le loro esistenze seguendo i cicli naturali di giorno e notte, di sonno e veglia – condizione che si perde invece nella sopraccitata Lothlórien che, in virtù di questo, presenta una spiccata dimensione onirica –, di semina e raccolto.
Il tempo viene analizzato anche come strumento di potere, come registrazione della successione di regni e popoli; tale concezione del tempo è stata approfondita da Thomas Honegger in Time and Tide – Medieval Patterns of Interpreting the Passing of Time in Tolkien’s Work. Sempre riguardante la questione del tempo è poi l’affascinante quanto incompiuto La Strada Perduta, che sarebbe dovuto essere la parte iniziale del romanzo di Númenor. Esso affronta la tematica del viaggio nel tempo tra le varie epoche del Mondo Primario e la leggenda della caduta di Atlantide.
Il capitolo Antichità e Modernità a Confronto si sofferma sulla critica del Professore verso il culto del passato, spesso espressa anche da alcuni estimatori dell’opera tolkieniana, e in particolare sul ruolo ricoperto dai Noldor di “imbalsamatori” e su certi aspetti della cultura dei Rohirrim in cui s’odono gli echi dei poemi anglosassoni studiati e riscritti da Tolkien, come il Ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorthelm. Vengono qui considerati anche i siti dei Poggitumuli, come luogo del ricordo, e di Città del Lago ne Lo Hobbit, come simbolo sia di modernità che di antichità.
Segue il capitolo delle questione irrisolte le quali, come osservato in apertura, essendo problematiche e problematizzanti conferiscono realtà al Mondo Secondario. In questi particolari si esplicita la volontà di Tolkien non di educare e sensibilizzare rispetto a tematiche a lui affini bensì di far addentrare il lettore nella Terra di Mezzo, avvincendolo attraverso la narrazione delle vicende dei suoi popoli. Viene dunque affrontato il problema del male, tematica affrontata da eminenti esponenti della critica tolkieniana in modo divergente. Il lettore potrà soffermarsi inoltre sulla riflessione in merito alla fine dei Maiar dopo la morte, sull’architettura di Barad-dûr, sull’ignoto regno delle ombre, sui mannari e vampiri nella Terra di Mezzo, sulla natura di Ungoliant, etc. La ricchezza di questa sezione e la mancanza di soluzione rispetto a varie tematiche proposte mostrano la profondità della potenza immaginativa e subcreativa di Tolkien e del suo intento di cesellare un mondo, dai tratti variopinti, multiformi e cangianti ai quali il Professore conferisce dignità ontologica: ogni dettaglio invera la realtà del Mondo Secondario e rinforza la Credenza Secondaria nel fruitore dell’opera.
Si passa quindi a un capitolo che tratta la questione dei colori. In questa sezione Nardi e Nannerini riflettono sull’aspetto dei personaggi e sul significato ad esso sotteso, anche in risposta alla critica mossa ai detrattori della serie televisiva Rings of Power secondo la quale questi ultimi vengono additati come razzisti. Gli autori mostrano come le caratteristiche fenotipiche dei personaggi, dagli Elfi agli Uomini, dai Nani agli Hobbit, abbiano semplicemente una funzione narrativa.
Il capitolo sulla geografia rientra anch’esso nelle considerazioni fatte in precedenza sulla volontà di Tolkien di arricchire di dettagli realistici il Mondo Secondario. Gli scenari che fanno da sfondo alle vicende non si limitano a una presenza passiva, ma sono parte integrante delle vicende narrate e spesso intervengono su di esse portando ad evoluzioni inaspettate (si pensi ad esempio alla volontà del Caradhras che si oppone alla marcia della Compagnia dell’Anello).
Chiude il libro il capitolo sulla Natura e sull’Ambiente. Esso tratta del rapporto di vari personaggi e popolazioni con lo scenario nel quale sono inseriti. Vengono dunque presi in considerazione l’amore per gli alberi e per i boschi e il rapporto simbiotico degli Elfi – recuperato, sovente in modo malaccorto, per campagne ecologiste contemporanee –, il ruolo di Fangorn e dei suoi abitanti, gli ambienti di Mordor e la visione di alcuni personaggi come Tom Bombadil, gli Ent, gli Hobbit (e il fattore Maggot) e gli Istari. Interessante notare come gli autori sottolineino come l’ecocentrismo imperfetto di Radagast porti quest’ultimo a disinteressarsi del compito affidatogli dai Valar per il troppo amore nei confronti della Natura, implicando dunque come anche un eccesso di cura rispetto alla componente ambientale possa portare a conseguenze non positive.

Conclusioni: Pregi e Difetti

Questo libro si pone come un testo dall’alto profilo divulgativo, ricco di riflessioni e spunti che coprono una gran varietà di temi e attraversano l’intero Legendarium tolkieniano. Grazie alla loro profonda conoscenza dell’opera e della critica accademica recente i due autori presentano le tematiche da un punto di vista prettamente narrativo coerente con l’universo di riferimento e, quindi, scevro di intromissioni politiche o, comunque, esterne all’opera tolkieniana, che troppo spesso hanno caratterizzato la critica italiana specialmente nel nostro Paese. Il testo è dunque da inscrivere nella contemporanea analisi del corpus tolkieniano che viene portata avanti negli ultimi anni, non senza resistenze da parte di chi si è fatto sostenitore di letture di fatto parziali. Le sezioni che si addentrano nella metafisica del Mondo Secondario potrebbero risultare in una certa misura respingenti per il neofita – a cui comunque questo testo non è prioritariamente diretto – ma possono essere di facile comprensione per un pubblico di riferimento che conosca l’opera tolkieniana e la sua critica recente. Anche queste considerazioni, nella loro complessità, sono presentate seguendo lo stile caratterizzato da una prosa semplice e chiara che ritroviamo in altre opere soliste di Paolo Nardi, autore che ha l’indubbio pregio di rendere con semplici significanti anche i significati di più ardua decifrazione. In complesso si tratta di un testo godibile in grado aprire la mente del lettore verso chiavi di lettura originali, che si avvale di un’importante e rigorosa ricerca bibliografica e può essere utile come solida base in vista di un approfondimento di tipo accademico.


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