Alcuni critici della narrativa tolkieniana hanno letto la razza mitologica dei nani come un accenno a presunte simpatie antisemite dell'autore. Si tratta di un'analisi accurata? Ne parliamo con Paolo Nardi, caporedattore di Fede & Cultura e uno dei massimi esperti italiani della narrativa tolkieniana, nonché autore di diversi libri sull'argomento.
La Compagnia dell'Anello si trova a cercare di attraversare il Caradhras, uno dei tre picchi più alti dei Monti Brumosi. Soprannominato "il crudele", questo picco sembra essere dotato di una volontà propria e ha una brutta nomea da prima che arrivasse Sauron: tuttavia, Tolkien non spiega mai da dove origini la furia della montagna a cui la Compagnia si deve arrendere.
A mezzo secolo dalla scomparsa di J. R. R. Tolkien, il suo legendarium seguita ad essere apprezzato in tutto il mondo, con numerosi nuovi lettori che ogni anno si aggiungono alla folta schiera degli appassionati di vecchia data...
Già nel "Silmarillion" si dice che gli Elfi che moiono di morte violenta vanno nelle aule di Mandos, dalle quali possono tornare con un nuovo corpo. Tolkien perfezionò questa idea nel decimo volume della "History of Middle-Earth", "Morgoth's Ring", ragionando sulla differenza tra spirito (fëa) e corpo (hröa).
Contenuta in "Morgoth's Ring", decimo volume della "Storia della Terra di Mezzo" come appendice dell'"Athrabeth", "La conversazione tra Manwë ed Eru" conferma e sviluppa quanto scritto nell'Ainulindalë: gli Elfi possono tornare con un nuovo corpo, ricostituito dai Valar, che hanno competenza sulle cose della materia ma non possono infondere la vita né lo spirito alle creature. L'unione di corpo e anima è sancita da Eru, ma è Manwë a porsi il problema della morte come atto non naturale e introdotto dalla corruzione di Melkor nel mondo.