Sulla scia di "Rings of Power", il set speciale di "Magic: The Gathering" dedicato al "Signore degli Anelli" è all’insegna della diversità e dell’originalità. Ancora,unavolta, l'immaginario della Terra di Mezzoviene smantellato per farlo aderire mondo di oggi come uncalco della nostra realtà (americana?). Povertà creativa degli autori o bieca operazione di marketing?
Il primo capitolo della saga di J.L. Rowling è una grandissima lettura per l'infanzia (e non solo) in cui la magia è solo una grande verniciatura per veicolare valori ben più importanti come il rispetto per gli altri, il sacrificio, l'amicizia e lo studio. Ma la Rowling parla anche di un tema tabù come la morte e dell'importanza di non vivere confinati in una vita di sogni, oltre che di chiamare le cose (male compreso) con il loro nome. Esattamente il contrario della Pietra Filosofale del titolo, ricercata dal signore oscuro Voldemort perché in grado di assicurare l'immortalità e la ricchezza, oltre che il dominio sugli altri. Bisognerebbe veramente smetterla di considerare la Rowling come un'adoratrice di Satana e la sua opera come un'istigazione alla stregoneria come purtroppo troppi fanno.
Analizzando la struttura del "Signore degli Anelli" è possibile enucleare delle linee narrative ben precise che si separano e si ricombinano, ma anche dei rimandi interni e dei collegamenti a "Lo Hobbit", romanzo che lo precede e che funge da modello per buona parte del racconto. Quel che è certo è che Tolkien scriveva in un modo assolutamente particolare e tirava i fili della narrazione a modo suo.
Del romanzo "Lo Hobbit" esistono due traduzioni italiane, a firma di Elena Jeronimidis Conte (1973) e di Caterina Ciuferri (2012): qual è la migliore? Quali sono le criticità di entrambi i lavori?
Roberto Munzi è autore per Fede & Cultura del romanzo "Svegliarsi con Lina", un avvincente trama in cui le difficoltà della vita si intrecciano con la scoperta della fede in Dio.