Pubblicato su Radio Spada, 11 gennaio 2014.
GLI ANGELI CATTIVI. Se gli Angeli Custodi ci aiutano a conseguire la nostra salvezza eterna, gli Angeli cattivi usano ogni sforzo per danneggiarci nel corpo, quando non cerchino di darci i beni della terra per un male maggiore e per rovinarci eternamente l’anima. Fanno così non perché ne ritraggano un vantaggio, ma solo per il loro odio a Dio e alle sue creature, che vorrebbero staccare da Lui e perdere. Però non possono fare di più di quello che Dio permette loro, e l’uomo, nel corpo, può ricevere del male entro questi limiti ma non può riceverne del male nell’anima, se non in quanto accetta di sua volontà.
LA CADUTA DEGLI ANGELI. Gli Angeli furono sottoposti ad una prova. Quelli fedeli furono confermati in grazia, i ribelli invece, furono cacciati per sempre dal Paradiso e condannati alle pene eterne dell’Inferno. Il loro peccato fu un peccato di superbia perché la loro natura spirituale non li poteva attaccare ai beni sensibili propri del corpo e, secondo San Tommaso, la loro superbia consistette nel volere in modo disordinato la somiglianza con Dio. Questa somiglianza – spiega l’Aquinate (1, q. 63, a. 3) – non consisteva nell’equipararsi alla natura di Dio; nella sua intelligenza l’Angelo capiva che ciò era assurdo; né consisteva nel desiderare nel modo debito quelle perfezioni nelle quali si è chiamati a somigliare a Dio (e qui non ci sarebbe peccato a meno che uno non intendesse raggiungerle con le sue sole forze, senza la virtù di Dio). Secondo altri teologi come il Suarez, gli Angeli cattivi peccarono, perché quando fu loro rivelato il mistero della Incarnazione del Verbo, cui dovevano essere soggetti anche come Uomo, non si vollero sottomettere, e, capitanati da Lucifero si ribellarono. Furono condannati per sempre all’inferno e furono chiamati: demoni, diavoli, angeli prevaricatori. Il diavolo desiderò di conseguire con le sue forze la beatitudine ultima, il che è proprio di Dio.
LE TENTAZIONI. L’opera del demonio è sempre limitata dalla permissione di Dio, che non permette che siamo tentati sopra le nostre forze, ma ci dà la grazia per resistere e vincere le tentazioni e ci dà i mezzi, come la preghiera, la penitenza, la vigilanza, per ottenere grazia abbondante. Quindi, quando l’uomo acconsente alla tentazione, è solo per colpa della sua cattiva volontà. Il demonio non può agire direttamente sull’intelletto e la volontà, ma solo indirettamente inducendoci all’errore, dando cattive immaginazioni e scatenando le passioni. Può agire invece direttamente sui sensi esterni, sulla memoria, sulla immaginazione e sull’appetito sensibile. Non tutte le tentazioni sono causate direttamente dal demonio, ma anche dalla triplice concupiscenza degli occhi, della carne e della superbia.
PROVA. La Scrittura parla chiaramente della tentazione data dal demonio in forma di serpente ad Eva (Gn. 3, 1-6), e delle tentazioni di Giobbe. Il demonio osò tentare, in modo solo esterno come gli era possibile, lo stesso Gesù (Mt. 4 3-lO). Tentò Giuda a tradire il Maestro (Gv. 13, 2, 27). Gli Atti (5, 3) ci parlano della tentazione di Anania e Saffira, e S. Pietro (5, 8-9) e S. Paolo (Eph. 6 12) ci avvertono di stare in guardia contro le tentazioni del demonio. Dunque la S. Scrittura ci rivela chiaramente che l’uomo è tentato dal demonio.
L’OSSESSIONE E LA POSSESSIONE. L’ossessione è una azione esterna del demonio con la quale circonda e assedia il corpo dell’uomo e tormenta l’anima con gravi tentazioni. Molte volte Dio la permette ai suoi Santi per purificarli ed elevarli anche attraverso queste tribolazioni indicibili, a grande perfezione. In queste prove in un modo tutto particolare, si prova la loro fedeltà a Dio, attraverso un crescendo spaventoso e impensabile di assalti che il demonio dà loro; ma nonostante la violenza e il prolungamento della prova essi attestano la loro fedeltà a Dio con una fermezza incrollabile per la grande grazia con cui Egli li sostiene. Hanno così modo di approfondire la loro umiltà (quando essi si considerano grandi peccatori non lo dicono ipocritamente, ma vedono tutta la debolezza se non ci fosse Dio a sostenerli), esercitano la pazienza, moltiplicano le loro preghiere e penitenze, riparano e ottengono grazie per coloro che si danno volontariamente al demonio col peccato. Il demonio a volte si presenta anche in forme visibili impure, li percuote, li trasporta da un luogo all’altro violentemente, attenta alla loro salute e vita fisica. Non dimentichiamo però che il demonio non può sorpassare i limiti permessi da Dio e che Questi assiste in un modo particolare queste anime a Lui predilette, così provate. Fra gli innumerevoli esempi che si leggono nelle vite dei Santi, citiamo solo S. Giobbe, percosso dal demonio non solo nei beni e nella famiglia, ma nella sua stessa persona; S. Antonio nel deserto; S. Gemma Galgani, più volte percossa ed umiliata dal demonio in varie forme. Lo stesso Gesù, che essendo Figlio di Dio, non poteva subire una ossessione diabolica, pure permise di essere trasportato dal demonio sul monte e sul pinnacolo del Tempio (Mt. 4). S. Agostino commenta che ciò non deve far meraviglia quando si pensi che permise che i satelliti di satana lo condannassero a morte e lo mettessero in Croce.
POSSESSIONE. Una azione interna del demonio in quanto entra nel corpo dell’uomo, vi abita, si serve delle sue membra facendogli compiere azioni insolite. Nel Vangelo si leggono vari miracoli operati da Gesù per scacciare i demoni da coloro che ne erano posseduti (Mt. 4, 24; 8, 16; Mc. 1, 34, 9, 24; Lc. 8 30, ecc.). La Chiesa nel suo Rituale dà i segni per riconoscere la possessione diabolica e vanno esaminati molto prudentemente per non confondere la possessione con qualche malattia nervosa. Nei casi riconosciuti solo il Vescovo può permettere di fare gli «Esorcismi». Non è detto che chi è posseduto nel corpo dal demonio, sia necessariamente in peccato. A volte il Signore permette la possessione ad anime in peccato in castigo e medicina spirituale; molte altre volte ad anime buone per purificazione e merito.
LO SPIRITISMO. Il demonio, per ingannare gli uomini e condurli alla rovina non solo con le tentazioni, ma ancora con lo Spiritismo cerca di presentarsi. Il primo fatto spiritico, potremmo dire che è stata la presentazione del diavolo sotto forma di serpente ad Eva. Nella forma moderna esso risale al 1852, quando ebbe inizio negli Stati Uniti d’America. Si diffuse in Europa, ed oggi ha una grandissima espansione nel Brasile. È noto che è peccato di superstizione invocare il demonio per conoscere cose occulte o fare cose meravigliose. Anche se nelle sedute spiritiche vengono evocate anime di morti, se da spiriti vengono risposte non sono certamente spiriti buoni. Né Dio, né gli Angeli, né anime che sono in luogo di salvezza si prestano alla curiosità vana ed ai giuochi degli uomini. […] La Chiesa ha condannato con risposta del S. Ufficio del 23 Giugno 1840 e lettera del medesimo in data 30 Luglio 1856 il magnetismo e l’ipnotismo quando da questi esperimenti naturali si vogliono ottenere effetti soprannaturali come la evocazione delle anime dei morti, la rivelazione di cose ignote e qualunque altra cosa superstiziosa. Inoltre questi esperimenti naturali diventano illeciti per il pericolo che l’ipnotizzatore imponga al soggetto magnetizzato cose cattive, o comunque agisca senza il suo consenso. Così pure se non c’è un serio motivo di scienza diventa illecito per i danni che può produrre alla salute fisica. Quando invece si tratti veramente di spiritismo la partecipazione è sempre illecita perché è opera diabolica. Fra i fenomeni spiritici sono senz’altro da annoverare i colpi battuti dai tavoli in risposta a domande; i quadri e gli oggetti che si muovono dalle pareti, la levitazione del medium, cioè della persona che fa da intermediaria fra i partecipanti e gli spiriti; l’apparizione di fiamme, di mani, teste o persone; la manifestazione di cose occulte. Molte volte in queste sedute vengono mischiate a cose pie, discorsi osceni o contro la fede. Il demonio, creando confusione fra il bene e il male trascina facilmente nell’inganno.
[Brevi citazioni dalla SOMMA DI TEOLOGIA DOGMATICA, IIa Ed., Mons. G. Casali, Regnum Christi, Lucca, 1956, p. 190 ss.]