Pubblicato su Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan, 5 luglio 2018.
- a cura di Virna Balanzin
È in libreria il nuovo libro di Stefano Fontana “Chiesa gnostica e secolarizzazione” (edizioni Fede & Cultura, Verona), che parla di come la Gnosi stia insinuandosi in modo preoccupante anche nella Chiesa cattolica, spesso in modo inavvertito e con il consenso ingenuo dei cattolici. Abbiamo posto all’autore una serie di domande sul suo libro, che può essere direttamente acquistato anche on line:
https://fedecultura.com/products/chiesa-gnostica-e-secolarizzazione
Parliamo innanzitutto della scelta di questo tema della gnosi e del suo rapporto con la Chiesa. È veramente preoccupante, come lei afferma, che un’eresia venga oggi intesa come un contributo al dibattito teologico o addirittura come lo stimolo dialettico utile a far procedere la vita della Chiesa.
In questo momento storico, la Chiesa sembra più preoccupata della prassi che della dottrina. Fare, intervenire, accogliere, integrare, aiutare, medicare, partecipare… hanno spesso la priorità sui
contenuti: accogliere cosa? Integrare dove? Partecipare a che scopo? Succede allora che da un punto di vista dottrinale essa sia sempre più “aperta”: per poter incontrare tutti, la dottrina è vista come un peso. Essa, infatti, segna dei confini, alcuni di quali non oltrepassabili in modo assoluto. Ora, mentre la dottrina viene posta in secondo piano, anche l’eresia – che è il suo contrario – viene ridimensionata. Non è più vista come un errore dalle tragiche conseguenze sulla vita materiale e spirituale dei fedeli. Essa viene derubricata, come lei dice nella domanda, a un contributo al dialogo e al confronto che fa procedere verso il meglio la coscienza della Chiesa. Quando non venga anche esaltata, in questa visione processuale e storica della dottrina della fede. Tutto questo lo abbiamo sperimentato di recente, nella commemorazione dei 500 anni della Riforma protestante. In questa occasione non è stato più tenuto presente che quella protestante sia un’eresia. Lo stesso si può dire per la gnosi, un nemico inavvertito ma devastante.
Questa nuova concezione positiva dell’eresia – che è di origine hegeliana, ossia nasce da un pensiero incompatibile con la fede cattolica – ha origine dalla visione processuale e storica della dottrina stessa, che cambierebbe nel tempo e avrebbe una sua evoluzione. In questa evoluzione anche le eresie svolgono il loro compito positivo di critica e di pungolo. Ma si tratta, come ho appena detto, di una visione che attinge a filosofie incompatibili con il cattolicesimo.
Come si è arrivati, nel tempo, nella storia della nostra fede cristiana, a questa visione gnostica dai contenuti profondamente erronei?
La Gnosi è un’eresia antica. Contro molte sue forme, in particolare contro le teorie di Marcione che aveva applicato la gnosi al cristianesimo, avevano combattuto i Padri della Chiesa e i concili dell’antichità. Contro il Manicheismo gnostico aveva lottato sant’Agostino. Contro di essa Sant’Ireneo di Lione aveva scritto il suo Adversus haereses. Contro il Manicheismo gnostico avevano combattuto Simone de Monfort con la spada e i Domenicani con la predicazione. Contro la gnosi di Gioacchino da Fiore aveva lottato San Bonaventura da Bagnoregio sia nelle sue opere teologiche che nelle sue azioni di governo come Superiore dei Frati Minori. Molti elementi gnostici erano presenti nella filosofia e teologia del Rinascimento, a cominciare dall’orazione De Hominis dignitatae di Pico della Mirandola. Aspetti gnostici sono presenti nel Protestantesimo e nel Giansenismo, combattuti, come si sa, sia dai Pontefici che da Santi come Ignazio di Loyola. La modernità, poi, è molto ricca di elementi che si rifanno alla gnosi che non ho qui lo spazio per ricordare. Il Modernismo, definito da papa Pio X come l’”eresia delle eresie” e condannato con l’enciclica Pascendi del 1907, è in fondo una forma di gnosi.
La gnosi ha molti aspetti. Ne ricordo alcuni tra i principali. Esistono due divinità del bene e del male. La salvezza non è a disposizione di tutti, ma solo degli gnostici, ai quali è riservata una rivelazione particolare. Tale salvezza si ottiene sapendo (o facendo) qualcosa. La materia è male e quindi la creazione viene vista come negativa, così come la procreazione e il matrimonio. Viene celebrata la sessualità sterile. Il corpo è un puro strumento che non influisce sull’anima, sicché lo gnostico può vivere nelle forme di piacere più lascive e rimanere puro nello spirito. I Manichei poi negavano ogni forma di autorità.
Il punto centrale, però, a me sembra questo: la gnosi non si rassegna ad accettare la realtà, l’ordine, la norma … ma le vuole sovvertire e riplasmare. Ecco perché ogni forma di libertà senza verità è di tipo gnostico. La prima forma di gnosi è stata quella dei nostri Progenitori. Essi, infatti, volevano salvarsi conoscendo, e non accettavano l’ordine normativo posto da Dio. Ogni forma di rivoluzione è quindi di tipo gnostico.
Quali sono i pericoli principali insiti nella dottrina gnostica per un credente cristiano? Quali trappole e trabocchetti sono da evitare per non cadere nell’errore? Ci sono state autorità e personalità del mondo della fede e della cultura cristiana che hanno denunciato la nocività di tale pensiero nell’ insinuarsi soprattutto nella teologia cristiana?
Parlare di libertà è seducente, ma se questa viene sovrapposta alla verità diventa una prigione. La misericordia è una gran bella virtù cristiana, ma se essa non tiene conto della giustizia e si commisura non a Dio ma alla coscienza degli operatori pastorali diventa una deviazione. Accogliere e integrare sono obiettivi positivi, ma richiedono un concetto di bene comune come ordine già esistente da un lato e da realizzare dall’altro. Senza questo collegamento ci si muove nel campo dell’ideologia. Adattare i contenuti della fede alle caratteristiche dei tempi è molto attraente, ma se questo comporta una evoluzione del dogma allora le cose si complicano negativamente. “Si deve e si può collaborare con tutti” si dice oggi, ma come la mettiamo con movimenti sociali e politici oppure con correnti di pensiero che negano l’ordine morale e religioso? “Bisogna uscire e andare verso il mondo”, sì ma per annunciargli la verità che non possiede e che desidera oppure per acquisire la sua visione delle cose e sostituirla a quella della Chiesa? Ecco alcuni spunti legati anche all’attualità e che spiegano da un lato il carattere suadente della gnosi e dall’altro il suo carattere corrosivo.
Si può affermare che la gnosi abbia influito negativamente anche sulla concezione politica di bene comune?
Certo, perché al bene comune oggettivo ha sostituito l’interesse generale come somma dei desideri individuali.
Gnosi e sessualità. Esiste una relazione di tale tipo nella società moderna?
Come ho brevemente ricordato sopra, la gnosi intende la sessualità in un modo particolare: essa è indifferente allo spirito e il corpo è un semplice strumento che dipende dal Dio del male creatore colpevole della materia. Sparisce qui la sessualità umana vista come unione complementare dell’uomo e della donna in vista della procreazione, come dono ricevuto e vocazione, come segno dell’amore di Cristo per la Chiesa. Il cambiamento di prospettiva è arrivato con la pillola contraccettiva, che ha aperto le porte ad un uso strumentale e non più sapienziale del corpo umano. La linea così aperta è proseguita poi con l’aborto, con la fecondazione artificiale e con l’utero in affitto, con l’omosessualismo e la celebrazione della sessualità sterile, fino alla teoria del gender secondo la quale l’identità sessuale è una scelta. C’è stato un crescendo drammatico a partire dal principio della strumentalità del corpo, principio che deriva a sua volta dalla negazione gnostica di un ordine che ci precede a cui attenersi. La gnosi rifiuta il concetto di natura e di ordine naturale e soprannaturale, su cui si basa invece la visione cattolica della sessualità. L’enciclica di Paolo VI Humanae vitae (1968) era assolutamente anti-gnostica, dato che inseriva l’amore coniugale in un progetto di Dio creatore e Redentore su di noi. Per questo una eventuale revisione della dottrina morale sull’amore coniugale – anche se condotta per scopi pastorali – contenuta in quella enciclica, aprirebbe la strada a forme di gnosticismo nella morale cattolica. Le molteplici forme di apertura, in atto oggi nella Chiesa cattolica, nei confronti della contraccezione, dell’esercizio della sessualità fuori del matrimonio, della pratica dell’omosessualità sono da vedersi con grande preoccupazione come infiltrazioni gnostiche nella morale cattolica.
Il pensiero moderno nasce dalla gnosi? Possiamo individuarne i “cattivi maestri"?
Quando si parla di modernità o di pensiero moderno bisogna procedere con grande precisione. Bisogna distinguere la modernità in senso cronologico, ossia come una certa epoca storica, dalla modernità come modo di pensare. Nella modernità come primo significato ci sono molte cose positive, la modernità nel secondo significato ha invece delle caratteristiche sbagliate e decisamente incompatibili con la religione cattolica. Per dirla con maggiore chiarezza: i principi su cui si fonda la modernità come categoria di pensiero sono sbagliati. Tra questi principi qual è quello fondamentale? É la presunzione di cominciare non dalla realtà ma dalla coscienza dell’umo. Questo applica due principi gnostici: il rifiuto dell’ordine naturale e la volontà di riplasmarlo. Si fondano qui anche la libertà senza verità, il diritti senza i doveri, il soggetto senza l’oggetto, tutti aspetti del pensiero moderno. Quest’ultimo, in altre parole, può essere considerato come un enorme falso ideologico che alla realtà ha sostituito i desideri umani. Per questo l’uomo moderno è anche un uomo malato.
La Chiesa ha sempre condannato questi principi della modernità. Di recente sembra aver trascurato la loro origine gnostica, cercando di entrare in dialogo con la modernità stessa allo scopo di incontrare l’uomo contemporaneo. L’intento era positivo, ma si è fatto spesso confusione tra l’uomo contemporaneo e le categorie di pensiero della modernità, pensando che per incontrare il primo bisognasse anche abbracciare le seconde. Quando però si fa questo, diventa poi inevitabile che la gnosi entri nella Chiesa.
Di cattivi maestri ce ne sono stati tanti. Molti di essi magari in buona fede, ma su questo terreno non sono le intenzioni che contano ma le idee giuste o sbagliate che si professano. Cartesio, Kant, Hegel, Heidegger sono tra loro. Per quanto riguarda invece la teologia cattolica farei il nome di Karl Rahner.
Gnosi, filosofia moderna e Riforma protestante: tre facce della stessa medaglia?
Il pensiero di Lutero è senz’altro all’origine della modernità, quindi si può dire che la Riforma da lui iniziata abbia avuto un ruolo fondamentale nel dare alla modernità un carattere gnostico. Lutero disprezza la ragione che considera una “prostituta”; intende la fede solo come un atto di affidamento immotivato e irrazionale; non crede possibile trovare nelle cose del mondo una traccia che rimandi al Creatore; non è interessato a conoscere Cristo ma a sapere se lo salverà; ha quindi un intento pratico; non gli interessa il Cristo in sé, ma il Cristo per lui; inizia il soggettivismo moderno e pone la coscienza e non la conoscenza al centro della vita di una fede senza dogmi. La libertà del cristiano è senza verità. Lutero voleva riformare la fede cattolica a partire dalla coscienza, come poi farà il pensiero moderno rispetto al pensiero nella sua totalità. Per Lutero, come per i Manichei, l’uomo è santo e peccatore nello steso tempo.
Del resto si può fare anche questo ragionamento: il protestantesimo ha influito enormemente sulla filosofia moderna dato che molti grandi pensatori furono di religione protestante, si pensi a Kant, a Hegel o a Wittgenstein. È così che si è venuta separando la ragione dalla fede e la fede è diventata irrazionale e basata sulla volontà, quindi in grado di riplasmare la realtà e l’ordine a proprio piacimento. La prospettiva soggettiva, nelle sue varie forme, ha così avuto il sopravvento ed oggi siamo davanti al progetto transumanistico di riplasmare la natura umana e sottometterla alla nostra ragione strumentale, di riplasmare il diritto sottomettendolo ai “diritti”, di riplasmare la morale facendola dipendere dalla situazione del soggetto agente e non più da criteri assoluti. Il protestantesimo ha avuto ed ha un ruolo importante in questo processo che è difficile non qualificare come gnostico.
Dal suo testo emerge l’inquietante verità che secolarizzazione e nichilismo siano le derive principali del tempo in cui viviamo. Come possiamo arginarle?
Bisogna tenere presente che il processo della gnosi è per essenza secolarizzante e, alla fine, nichilista. Come abbiamo visto, la gnosi è il rifiuto del Senso e la volontà di riplasmarlo a nostra immagine. Noi siamo fatti ad immagine di Dio, la gnosi vuole rifarci ad immagine nostra. Vuole prendere possesso della verità e plasmarla a propria misura. Tutte le forme moderne di ateismo umanistico, ossia di sostituzione di Dio con l’uomo, sono forme di gnosi. Illuminismo, Socialismo, Comunismo, Positivismo, Massoneria … tutti i messianismi laici della modernità che promettevano un paradiso in terra hanno aspetti gnostici.
Ora, se la gnosi è il rifiuto del Senso nella volontà di costruirne un altro, e i sensi da rifiutare e da riplasmare sono infiniti, allora essa è una forma di secolazizzazione che confluisce nel nulla del nichilismo. In altri termini, il processo gnostico di corrosione del senso finirà solo con la fine del senso. Prima non si riterrà mai appagato. Questo è un punto molto importante dato che i cattolici, purtroppo, sembrano aver ormai accettato la secolarizzazione, ossia il rifiuto di Dio come origine del Senso. Non si accorgono però che si tratta di un processo gnostico che non si ferma mai. Ci si illude che il rifiuto di Dio abbia affermato l’uomo, ma poi si constata che anche l’uomo è stato tolto di mezzo. Ci si illude che la morale naturale possa reggere una volta eliminata la morale religiosa, ma poi si vede che anche la morale naturale viene tolta di mezzo. Sono fenomeni che abbiamo davanti a noi oggi. La Chiesa insegue questo processo di secolarizzazione e in qualche caso anche lo benedice, pensando che possa essere positivo e si possa arrestare, ma non è così. Tolto il Senso fondamentale per riplasmarlo, sono via via tolti anche tutti i suoi surrogati successivi, perché farlo è essenziale per la gnosi. Non illudiamoci, se lasciamo a se stesso il processo gnostico di secolarizzazione, come all’aborto è seguita l’eutanasia all’eutanasia seguirà anche tutto il resto, come stiamo del resto già vedendo. L’”uomo nuovo” senza Dio riplasmato dalla gnosi non si scandalizzerà di nulla e considererà il tutto come un progresso. Ecco un altro nome della gnosi: progressismo, ossia la continua sostituzione del vecchio col nuovo, indipendentemente dal fatto che il vecchio sia l’ordine e la sua sostituzione porti al disordine. Accetteremo anche l’utero in affitto e la pedofilia, come in qualche Stato è già stato accettato l’incesto.
Rivalutare e reimpostare in modo corretto il concetto di filosofia cristiana, anche alla luce della Rivelazione, e ribadirne i caratteri fondamentali, potrebbe essere sufficiente per porre un freno al dilagare della diffusione dello gnosticismo?
La devastazione prodotta dalla gnosi perenne ha aspetti sovrumani. Essa ha un carattere a suo modo “religioso”. Non è una religione, ma ha la forza di una religione. Per questo si può dire che oggi in gioco non ci sia solo l’uomo, come si sostiene spesso parlando della cosiddetta “questione antropologica”, ma Dio. L’uomo viene messo in questione solo quando Dio viene messo in questione. Detto questo, bisogna riconoscere che molto dipende anche da noi per “trattenere” questo processo gnostico di empietà.
Poiché la gnosi è prevalentemente un fenomeno culturale e poiché in essa l’aspetto filosofico è di particolare importanza, ritengo che recuperare in pieno il concetto di filosofia cristiana e svilupparlo possa avere degli effetti positivi. É questo infatti che sostengo anche nel mio libro. Il modernismo gnostico, del resto, è stato un fatto principalmente filosofico e il rifiuto di una filosofia cristiana è chiaramente una presa di posizione gnostica. Se ci sono le cose, se c’è un ordine delle cose, se le cose ci parlano e ci svelano un senso e un fine essenziale per ognuna, se c’è un ordine anche per la convivenza umana e quindi un bene comune da perseguire, se questo ordine rimanda ad un Ordinatore perché il più non viene dal meno e nessuno si dà ciò che non ha …beh, allora è possibile una filosofia cristiana, ossia un filosofare nella fede ove ragione e fede si incontrano. La visione gnostica non accetta niente dell’elenco che ora abbiamo fatto, anzi lo stravolge. Se la filosofia cristiana dà fastidio alla gnosi, allora è dalla filosofia cristiana che bisogna ripartire.
Il capitolo conclusivo del suo libro, dal titolo “Per non dimenticare di aver dimenticato”, può essere considerato un invito al recupero della memoria storica delle origini del messaggio cristiano nella ricostruzione del suo pensiero filosofico? Potrebbe indicare in tal senso ai nostri lettori un viatico, utile, di buone letture di filosofia cristiana?
La questione della possibilità di “dimenticare di aver dimenticato” è molto inquietante. La gnosi può corrodere il senso della fede cattolica e riplasmarlo inserendo nella Chiesa filosofie contrarie, che facciano vedere in modo nuovo e diverso le verità di sempre. Quando queste nuove filosofie fossero diffuse nei Seminari e nelle strutture accademiche della Chiesa – come sta già ampiamente avvenendo – nascerebbe un pensiero teologico nuovo da esse provocato e a quel punto si potrebbero vedere le verità del credo cattolico in modo diverso dalla tradizione. Le verità di fede potrebbero essere così dimenticate e poi ci si potrebbe anche scordare di averlo fatto. Il processo di oblio e trasformazione della fede potrebbe avvenire anche in modo inavvertito, dall’interno e senza contrasti. Questa è la cosa che più mi preoccupa oggi.
Qual è il ruolo della filosofia in questo processo preoccupante? La teologia si fa con la filosofia e quindi, cambiando lo strumento filosofico si provoca anche un cambiamento della teologia ma in modo soft e non avvertito. Ecco perché, come ho già detto, la mia idea è che bisogna ripartire dalla filosofia e dalla filosofia cristiana. Non do qui elenchi di testi, dico solo che anche io, nel mio piccolo, mi sto impegnando con questo scopo.