Pubblicato su Radio Spada, 24 febbraio 2019.
- A cura di Luca Fumagalli
La casa editrice Fede & Cultura di Verona è da tempo impegnata nella pubblicazione dei testi più interessanti di molti dei grandi apologeti anglosassoni del Novecento. Negli ultimi anni si è distinta soprattutto per la ristampa di varie opere di mons. Robert Hugh Benson e di alcuni dei saggi storici di Hilaire Belloc (1870-1953).
Se Benson e il suo capolavoro, il romanzo distopico Il padrone del mondo, sono ormai noti al pubblico italiano, non così Belloc. Questi, oltre a essere stato giornalista e polemista, fu uno scrittore di pregio, straordinariamente prolifico, che si cimentò nei generi più disparati. Con l’inseparabile amico G. K. Chesterton condivise un certo gusto per l’anticonformismo
e il desiderio di fare della cultura un’arma a sostegno della verità di Cristo e della Sua Chiesa. Amante dei fatti più che delle parole, anche sul scivoloso terreno politico si spese a lungo per sostenere i diritti degli ultimi e degli oppressi. A lui si deve la prima teorizzazione del cosiddetto “distributismo”, un movimento che ambì – purtroppo senza successo – a creare un modello economico alternativo al capitalismo e al comunismo.
Le grandi eresie è, in ordine di tempo, l’ultimo lavoro di Belloc che Fede & Cultura ha deciso di tradurre e di proporre al pubblico italiano. Il saggio, scritto nel 1938, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, è una trattazione articolata di cinque grandi eresie della storia (l’ariana, l’albigese, l’islam, la Riforma protestante e, infine, quella che lo stesso autore definisce la “la fase moderna”). Attraverso un sapiente carotaggio, con stile didascalico ma mai noioso, l’autore espone i caratteri in comune di ogni eresia, a partire dalla semplificazione dottrinale che insiste su uno dei grandi dogmi cattolici ma che allo stesso tempo svilisce gli altri. Di certo, dopo il successo iniziale, l’eresia finisce per scomparire, lasciando però delle tangibili conseguenze morali e sociali nei paesi che ha contagiato.
Nella disamina storica e filosofica di una lotta che vede opporsi i due schieramenti avversari della Chiesa e del mondo, il volume appare come una silloge del pensiero di Belloc, che raccoglie quei concetti cardine già espressi altrove dall’inglese (come, ad esempio, l’idea della decadenza dell’Europa dovuta alla frammentazione religiosa o il rischio della riemersione di una “questione islamica”).
Ognuna delle cinque grandi eresie è la rivelazione di una tendenza disgregatrice onnipresente nella storia: se l’arianesimo è la prova del tentativo di razionalizzare la Fede e l’eresia catara un attacco diretto alla morale più che alla dottrina, l’islam è una delle manifestazioni più compiute di un uso improprio della “cosa cristiana” e la Riforma protestante non è nient’altro se non l’origine dell’egoismo nazionale, dello scetticismo e del relativismo moderno. Tutto ciò apre all’ultima fase, quella dell’Anticristo, un’eresia generalizzata, una totale messa in discussione dei fondamenti della civiltà, persino della stessa ragione.
L’umanità beneficerà di una buona reazione? Quale futuro attende la Chiesa cattolica? È con queste domande inevase che si chiude il libro. D’altronde, se il passato è piuttosto ostico da analizzare e comprendere, a maggior ragione lo è il futuro. L’unica consolazione, ricorda Belloc nell’epilogo, è la certezza che le porte dell’inferno non prevarranno. Mai.