Pubblicato su Radio Spada, 18 febbraio 2018.
- a cura di Luca Fumagalli
Nel 1914, con Intrighi di Corte, mons. Robert Hugh Benson – noto soprattutto come autore del bestseller Il padrone del mondo – tentò per l’ultima volta la via del romanzo storico. Il lavoro, pur soffrendo di alcune piccole incoerenze a livello di trama, risulta nel complesso interessante, dal gustoso taglio apologetico; certamente, per questo e altro ancora, si tratta di uno dei romanzi migliori partoriti dalla fervida immaginazione del sacerdote inglese.
Fede & Cultura, blasonata casa editrice cattolica, da anni impegnata nella pubblicazione delle opere più interessanti della vasta bibliografia bensoniana, ha appena dato alle
stampe la prima edizione italiana del libro, il quale, oltre a una robusta traduzione, può vantare anche una veste editoriale convincente e accattivante.
La vicenda, narrata in prima persona dal protagonista, si sviluppa durante il regno di Carlo II Stuart, nella seconda metà del XVII secolo.
Papa Innocenzo XI invia Roger Mallock, un novizio benedettino, presso la corte del re, confidando nella possibilità di condurre il sovrano alla Chiesa di Roma, forte del sostegno del fratello Giacomo, cattolico duca di York e suo successore designato. Nonostante questo, Carlo fa di tutto per assicurare al trono un erede protestante, qualcuno che possa garantire la tanto agognata stabilità politica. Purtroppo la presunta notizia di una congiura cattolica per attentare alla vita del re – falsità grossolana diffusa dall’anglicano Titus Oates – scatena una violenta persecuzione nei confronti dei tanti ingiustamente accusati di aver preso parte alla cospirazione. Roger, nonostante questo, continua a stare al fianco del sovrano, non cedendo alla sconforto e sempre sperando di poterlo ricongiungere, infine, alla Chiesa di Roma.
Se l’ambientazione del romanzo è inedita per la penna di Benson – più incline a raccontare l’epoca Tudor –, tuttavia non cambiano i temi cari al monsignore che nuovamente descrive con vis polemica la tragedia dei cattolici inglesi, vittime della gogna protestante, di un odio che ha radici più politiche che teologiche. Questa volta, però, la possibilità della conversione del monarca si innesta come una gradita novità. Con Carlo II il potere del re potrebbe recuperare il senso di servizio che gli è proprio, abbandonando per sempre lo spirito di totalitarismo tirannico tipico dei suoi predecessori.
Eppure, indipendentemente dalle scelte del sovrano, il lettore non può sfuggire alla fastidiosa sensazione che il corso della storia sia già segnato: l’eventuale conversione di Carlo II sarà la redenzione di un uomo ma non dell’Inghilterra, ormai completamente schiavizzata dalle menzogne degli eretici. D’altronde l’esito di un gesto così sincero, degno di un uomo libero, non potrà che causare l’odio del mondo, accelerando la rovinosa fine della già precaria casa Stuart.
Intrighi di Corte, con le sue volute lessicali e con un ritmo progressivamente incalzante, è un romanzo assolutamente da non perdere, un’opportunità per apprezzare della buona letteratura cattolica – cosa, al giorno d’oggi, sempre più rara –, per meditare sulla fede e, soprattutto, per comprendere un po’ di più cosa sia davvero l’uomo, capace di grandi miserie come di straordinari slanci virtuosi. Negli occhi di Carlo II si specchia, infatti, il dramma dell’intera umanità, costantemente tentata dalle lusinghe di un mondo corrotto.