Pubblicato su radicicristiane.it il maggio 2015.
a cura di Gianandrea de Antonellis
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“Quinto Vangelo” o “Vangelo scientifico”: questa la definizione della Sindone, la più affascinante e la più importante delle reliquie cristiche, prova schiacciante della Resurrezione.
Non esiste, infatti, come scrivono gli autori, una spiegazione alternativa soddisfacente a quella di una resurrezione miracolosa: «Come ha fatto il corpo martoriato del crocifisso a sparire da quel telo, senza lasciare tracce di spostamenti, senza strappi o sbavature? Un’ipotetica estrazione manuale avrebbe inevitabilmente prodotto queste alterazioni nel tessuto e nell’immagine. Perché il processo di fibrinolisi del sangue risulta interrotto dopo 36-40 ore? Come si è formata l’immagine sindonica, tridimensionale, derivante da una misteriosa disidratazione e ossidazione delle sole fibrille superficiali del tessuto? L’ipotesi scientifica più plausibile è quella di un irradiamento istantaneo, con raggi ultravioletti potentissimi.
Le scienze storiche, quali la papirologia, la filologia, la concatenazione causale degli eventi, concordano con le scienze fisiche e biochimiche, quali l’anatomia, la botanica, le leggi della trasmissione della luce» (p. 207).
Sia la Sindone che il Vangelo sono posti di fronte alle “scienze storiche”. Emanuela Marinelli si occupa del Sacro Lino, mentre Marco Fasol affronta le problematiche legate alla narrazione della vita di Cristo. I due hanno riassunto in forma breve ed essenziale in un unico testo i risultati dei vari studi sulla Sindone. Spiegano gli autori, una volta si credeva per Fede, adesso tutti – soprattutto i giovani – chiedono prove. Pur se rigorosa e scientifica, non si tratta di un’analisi “fredda”: «lo studio con metodo storicocritico dei Vangeli, straordinariamente confermati dalla Sacra Sindone, ci ha aiutato a comprendere meglio la credibilità dell’amore», confermano la Marinelli e Fasol (p. 208).