Parolacce, peni, suore svanite: gli scherzi da prete e “da papa”

recensioni storia

Pubblicato su Il Fatto Quotidiano, 16 marzo 2022. 

- A cura di Massimo Novelli

Un vecchio proverbio ammonisce di scherzare con i fanti, ma di lasciar stare i santi. E un altro adagio popolare diffusosi durante il Risorgimento, mette in guardia dagli "scherzi da prete": in altre parole, tradimenti fatti da persone che si credevano fidate. Il detto nacque - pare - per il voltafaccia all'Unità d'Italia di papa Pio IX, al secolo Giovanni Mastai Ferretti, prima favorevole alla causa e poi contrario. PIÙ CHE UNO SCHERZO da prete quello di Pio IX fu uno scherzo da papa, uno dei tanti, nel bene e nel male, che la storia del Soglio di Pietro ci ha tramandato. Di questi scherzi pontifici, in una accezione soprattutto benevola e bonaria, si è occupato padre Gilles Jeanguenin, sacerdote di nascita svizzera, esorcista, specializzato in demonologia e psicopatologia clinica e autore di vari libri, nel recente Scherzi da papa. Aneddoti e curiosità sotto la cupola di San Pietro (Fede & Cultura, pagine 128, euro 14): una serie di aneddoti storici, o considerati tali, che hanno fatto spettegolare e sorridere i salottini dei sacri palazzi apostolici". Con numerosi pontefici ci fu più da piangere che da ridere, come è noto. Di acqua nel Tevere, tuttavia, ne è passata fortunatamente molta dai tempi di papa Alessandro VI, il Borgia, e di Clemente VIII, Ippolito Aldobrandini, all'epoca del quale furono giustiziati Beatrice Cenci e Giordano Bruno. Oggi grazie al cielo c'è papa Francesco. E Jeanguenin prende proprio le mosse da lui dato che, nel novembre del 2016, Bergoglio disse che "l'attitudine umana più vicina alla grazia di Dio è l'umorismo". Via libera, allora, ai racconti, spesso gustosi, lungo i secoli. Il sacerdote svizzero narra per esempio che, un giorno, il maestro delle cerimonie pontificie di Clemente VII, Biagio Martinelli, "valutando l'opera di Michelangelo", cioè il Giudizio Universale, "espresse davanti al papa un parere negativo: `Queste nudità, disse, 'non sono idonee alla Cappella Sistina, bensì più adatte ad affrescare taverne o bagni pubblici'. L'artista non rispose nulla, ma si vendicò a modo suo: ritrasse il maestro delle cerimonie tra le anime dannate, le gambe avvolte dalle spire del serpente che gli morde il pene, e il capo corredato da un gran paio di orecchie d'asino. Ovviamente Biagio, offeso, cercò di far cancellare il dipinto che lo raffigurava. Il papa si mise a ridere, e rispose alle proteste di quest'ultimo che non aveva il potere di farlo uscire dall'inferno, ma disse: 'Se foste stato messo in purgatorio, anziché all'inferno, avremmo potuto provarci'. Un altro pontefice, Benedetto XIV, al secolo Prospero Lorenzo Lambertini, amava parlare assai liberamente. Anzi, una delle "caratteristiche più curiose fu senz'altro il suo gusto per le parolacce. Tuttavia, la sua provocatoria e disinibita parlata bolognese fu largamente disapprovata fra i membri della curia romana. Si racconta che le sue gaffe fossero ricorrenti, anche nelle occasioni ufficiali. Così, onde evitare queste uscite poco consone all'ambiente sacro, il papa stesso incaricò monsignor Boccapaduli di tiragli la manica ogni volta che avesse pronunciato una parola fuori luogo. Però, all'ennesimo strattone da parte del suo assistente, il papa sbottò: 'Hai rotto, Boccapaduli!'. Questo Teodoro Boccapaduli, "che era discendente di un'illustre famiglia romana, serviva il papa da molti anni. Così Benedetto XIV lo scelse come Maestro di Camera nel 1754. E poiché egli non era granché bello, il papa ridendo lo chiamò affettuosamente 'il mio mostro di camera'. UNO DEGLI ANEDDOTI più simpatici riguarda papa Francesco. Racconta padre Jeanguenin che Bergoglio "è amico di lunga data di alcune carmelitane argentine che attualmente risiedono nel convento di Lucena, in provincia di Cordoba. Il 31 dicembre 2013 il Santo Padre tentò di raggiungere le suore per telefono ma senza riuscirci. Così lasciò un messaggio vocale sulla segreteria telefonica del convento: 'Cosa andate facendo di così importante da non poter rispondere alle telefonate? Sono Papa Francesco, volevo farvi gli auguri per l'anno nuovo. Vedrò se più tardi potrò richiamarvi. Che Dio vi benedica". In seguito a questo messaggio ci fu 'panico a bordo': agitazione nel convento e febbrili consultazioni con il nunzio apostolico a Madrid. "Stavamo pregando", dichiararono le carmelitane con un tono un po' imbarazzato. Quando il papa richiamò poche ore dopo, una suora con voce tremolante gli rispose subito!".


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