Radio Spada recensisce "Alla scoperta della Terra di Mezzo"

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Pubblicato su Radio Spada, 10 settembre 2023. 

- a cura di Luca Fumagalli

A mezzo secolo dalla scomparsa di J. R. R. Tolkien, il suo legendarium seguita ad essere apprezzato in tutto il mondo, con numerosi nuovi lettori che ogni anno si aggiungono alla folta schiera degli appassionati di vecchia data. Chi ha avuto la fortuna di immergersi con gusto tra le pagine degli scritti del professore di Oxford finisce inevitabilmente per pensarla come C. S. Lewis, il quale, all’epoca della pubblicazione de Il Signore degli Anelli, commentò: «È troppo originale, troppo ricco perché lo si possa giudicare a una prima lettura. Ma sappiamo che ci ha regalato qualcosa: non siamo più le stesse persone».

Uno degli aspetti più affascinanti dell’universo tolkieniano è proprio la sua dimensione mitica e fantastica che, paradossalmente, permette di comprendere meglio, a un’adeguata distanza, quello straordinario dono che è la vita, con il suo quotidiano di infinite contraddizioni. Ha perciò ragione Tom Shippey quando segnala che con la sua opera Tolkien stava facendo qualcosa di molto comune fra i romanzieri del Novecento: nel ruolo di sub-creatore, raccontava di mondi e creature che non esistono, non per ignorare la realtà, ma per guardarla in un modo nuovo. Del resto nel legendarium vengono affrontati temi universali quali il potere, l’amore, l’ignoto, la vita e la morte, questioni radicali dell’essere umano, destinate a non passare mai di moda.

Nel corso degli anni sono state avanzate svariate interpretazioni dei lavori di Tolkien, non di rado contraddittorie, frutto di letture parziali o ideologiche, tanto che c’è pure chi è arrivato all’estremo di denunciarli come un manifesto maschilista, fascista e razzista. D’altro canto, troppo spesso il professore è stato trattato dagli estimatori alla stregua di un santino, ridotto, nel peggiore dei casi, a un serbatoio di slogan e frasi d’effetto a buon mercato. In Italia, poi, il travisamento a scopi politici è una regola, e purtroppo una lettura de Lo Hobbit o de Il Signore degli Anelli sgombra dai pregiudizi, che tenga solamente conto della visione di Tolkien, pare ancora molto difficile.

È proprio dal desiderio di percorrere questa strada tortuosa, di ridare dignità al legendarium, che nasce Alla scoperta della Terra di Mezzo di Paolo Nardi, traduzione cartacea di alcune conferenze e di una serie di video già apparsi sul canale YouTube dell’autore.

Basandosi su una vasta bibliografia critica, Nardi riesce nella complicata operazione di portare in primo piano i testi tolkieniani, offrendo di essi un’interpretazione convincente, in grado di mostrare i limiti di certe esegesi miopi e partigiane. Pur da cattolico, resiste inoltre alla tentazione di vedere in ogni particolare tracce della fede di Tolkien e, allo stesso tempo, è capace di svelare tutta la complessità della Terra di Mezzo, frutto di una scrittura che è qualcosa di molto più profondo del semplice stilare manifesti da nostalgico del passato o sussidi per il catechismo.

Dopo una prima parte in cui si parla della fiaba e del linguaggio – la molla che diede a Tolkien la spinta per darsi alla narrativa –, il saggio di Nardi si dilunga sul rapporto tra Mondo primario e Mondo secondario, dedicando pure diverse pagine al confronto tra la vecchia traduzione de Il Signore degli Anelli firmata dall’Alliata e quella di Fatica. Si passa quindi alla disamina di alcuni aspetti peculiari del legendarium quali la magia, la natura degli antagonisti, la concezione del potere e le caratteristiche delle varie razze che compongono la Terra di Mezzo, per poi terminare con una galleria dei personaggi secondari più accattivanti, a partire da Tom Bombadil, la cui natura è notoriamente sfuggente.

Alla scoperta della Terra di Mezzo, con prefazione di Claudio Antonio Testi, si dimostra dunque una guida preziosissima e utile. A questo punto c’è solo da sperare che Paolo Nardi, già autore di Leggiamo insieme il Signore degli Anelli (2020) e Leggiamo insieme Lo Hobbit (2021), possa regalarci altri libri così, godibili e intelligenti, magari per analizzare ancora più nel dettaglio il vasto e complesso universo letterario nato dalla penna di quel genio indiscusso che fu Tolkien.


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