Sotto Assedio: Come Difendere la Chiesa?

crisi della Chiesa dirette gaetano masciullo Giovanni Zenone

Evento imperdibile sabato prossimo 16 marzo alle ore 11:00! Vi aspettiamo a VERONA, presso Fede & Cultura nella Libreria "L'Isola del Tesoro", in via Marconi 60A. Giovanni Zenone e Gaetano Masciullo in dialogo con voi DAL VIVO. A che punto è arrivato l'assedio? Cosa fare per reagire? Quali strategie mettere in campo? Cosa può fare ciascuno di noi nel suo piccolo? 👉🏻 Visita il nostro e-commerce: https://www.fedecultura.com/
Di seguito il testo dell'intervento di Gaetano Masciullo.
Cari amici, bentrovati. Grazie per la vostra preziosa presenza, anzitutto. Come abbiamo ripetuto più volte negli annunci online per promuovere l’incontro presente, oggi cercheremo di fare insieme un’analisi di quelle che possono essere le strategie e gli atteggiamenti giusti e gli atteggiamenti da evitare per fare qualcosa, nel nostro piccolo, in reazione all’assedio prolungato, snervante, crudele, cinico, raffinato che i nemici di Dio stanno muovendo da almeno cinque secoli in maniera coordinata e studiata contro la Chiesa cattolica e, quindi, contro la civiltà cristiana.

Oggi l’assedio è nella sua ultima fase. Stiamo vivendo un periodo della storia molto importante, perché è un periodo di transizione. Non voglio fare l’apocalittico, non credo che stiamo vivendo gli ultimi tempi (non possiamo saperlo, pretenderlo significa ignorare quanto dice la Parola di Dio), questa è un’idea che lascio volentieri agli agitatori del web. Dal punto di vista storico, però, è innegabile che stiamo vivendo un periodo molto particolare.
In cosa consiste la peculiarità del momento presente? I rivoluzionari, cioè coloro che vogliono sovvertire la civiltà cattolica per sostituirla con una civiltà gnostica, sono arrivati all’ultima fase del loro assedio. Già in passato mi è capitato di paragonare la civiltà cristiana a un castello, fatto di una serie di fortezze concentriche: mi piace riprendere questa immagine perché aiuta a mio avviso a capire a che punto siamo, e quindi cosa fare – cosa ciascuno di noi può fare – per combattere la Buona Battaglia di cui ci parla l’apostolo Paolo.

La civiltà cristiana è come un castello, composto di cinque mura di cinta, cinque fortezze concentriche. Queste cinte rappresentano i cinque grandi sistemi di relazione che l’essere umano per necessità instaura nel corso della propria esistenza. Anzitutto, il rapporto con la propria stessa natura, la relazione con se stesso in quanto essere umano; poi ci sono le relazioni sociali, a cominciare dalla prima società naturale, cioè spontanea, che è la famiglia, e in secondo luogo le amicizie; poi ci sono le relazioni economiche, cioè i rapporti di scambio dei beni materiali che l’uomo instaura con i propri simili; quindi le relazioni politiche, cioè i rapporti di diritto e di giustizia che l’uomo stabilisce con i propri simili entro una determinata comunità; infine, la cinta più esterna rappresenta la relazione che l’uomo instaura con la divinità, cioè la religione.

Il nemico – la Rivoluzione – ha attaccato questo castello dall’esterno e via via è penetrato sempre più all’interno. Oggi sta assediando la fortezza più intima, che è quella antropologica. Questo assedio è oggi ancora in corso. Questo è il problema presente, a mio avviso.

Chi è l’uomo? Com’è fatto? L’anima è immortale? Cosa deve fare l’uomo per perfezionarsi? C’è differenza tra maschio e femmina, al di là della mera dimensione genitale? Posso controllare le mie emozioni, e incanalarle come combustibile delle mie azioni? Posso controllare le mie facoltà, come la memoria, l’intelletto e la fantasia, e metterle al servizio del bene che voglio fare? Come posso crescere nelle sette virtù (temperanza, prudenza, giustizia, fortezza, fede, speranza, carità)? Quali strumenti concreti posso impiegare per combattere i sette vizi (gola, lussuria, accidia, vanagloria, invidia, ira, avarizia)? Cos’è la grazia di Dio? Cosa posso fare per ottenerla, e soprattutto cosa posso fare per conservarla e farla crescere nel mio cuore?

Queste sono solo alcune delle domande fondamentali cui l’uomo di oggi non sa più rispondere, e ciò che peggio, la Chiesa non sembra più sapere dare le risposte giuste a queste domande, che sono fondamentali, nel senso che sono a fondamento di tutto il resto. Quando dico Chiesa, non intendo tanto il Corpo Mistico di Nostro Signore, quanto la Chiesa intesa come istituzione. Voi sapete che la Chiesa in quanto è Cristo – importante questo punto: la Chiesa è il Corpo di Cristo, la Chiesa è Cristo – per capire come funziona la Chiesa dobbiamo pensare alla natura di Gesù Cristo: vero Dio e vero Uomo. Questo dogma non è un cavillo teologico, non è un divertissment dei Padri conciliari dei primi secoli. Dalla maniera con cui concepisci la natura di Cristo, concepisci tante altre cose che a Cristo sono strettamente connesse: a cominciare dalla Chiesa, dalla Scrittura, e dall’Eucarestia. Se Cristo è vero Dio e vero Uomo, anche la Chiesa è vero Dio e vero Uomo. In quanto gode di natura divina la Chiesa è infallibile, in quanto gode di natura umana la Chiesa possiede tutti i limiti dell’uomo. La Chiesa nella sua dimensione umana sta attraversando un momento di Passione, noi questo dobbiamo capirlo, non dobbiamo spaventarci, non dobbiamo disperare, ma sperare, perché come diceva Chesterton il nostro Dio conosce bene la strada per uscire dal sepolcro.

All’interno di questo momento di Passione della Chiesa, c’è anche l’oscurità del Magistero. Siamo in periodo di Quaresima. Quest’anno, quando ascolteremo il vangelo della Passione durante le funzioni liturgiche, ascoltiamo attentamente e cerchiamo di vedere in Cristo l’imago Ecclesiae, l’immagine della Chiesa, e capiremo il momento presente. Se leggete nel vangelo, anche Cristo attraversa questo momento di oscurità e di silenzio magisteriale durante la Passione. Gesù viene processato da ben quattro tribunali ingiusti: Anna, Caifa, Pilato ed Erode. Due tribunali legittimi (Caifa e Anna), due tribunali illeggittimi, perché pagani (Pilato ed Erode), ma tutti e quattro iniqui. Davanti ad Anna, Cristo tace. Leggiamo nel vangelo secondo Giovanni: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto». Ci torneremo tra poco su questo punto, il rapporto tra segretezza iniziatica e unità nella verità, le due caratteristiche che distinguono il modus operandi della Chiesa e degli agenti rivoluzionari, a cominciare dalle massonerie.

Cristo tace davanti ad Anna, e viene schiaffeggiato dalla guardia. Cristo tace davanti a Caifa il Sommo Sacerdote, e viene condannato, insultato, malmenato. “Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva” (Matteo 26). L’unica professione che il Signore fa è quella di essere il Figlio di Dio. Cristo tace di fronte a Erode. Leggiamo nel vangelo: “Erode lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato” (Luca). Attenzione, questa splendida veste era la veste che il potere imponeva ai pazzi come segno distintivo, per poterli riconoscere quando si incontravano per strada. Gesù viene giudicato folle dal mondo. La Chiesa oggi è l’unica voce considerata folle dal mondo. Infine, Pilato si lamenta dinanzi a Gesù: “Non senti quante cose attestano contro di te?”. Perché non rispondi? Ma Gesù – leggiamo in Matteo – “non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore”.

Tutto sta avvenendo dunque sotto l’occhio vigile di Dio. Cosa possiamo fare noi concretamente non solo per frenare, ma per invertire la marcia, e incamminarci dal sepolcro verso l’esterno? Qui io mi permetto solo di consigliare, di abbozzare alcuni punti generali.
• “La Contro-Rivoluzione non è una Rivoluzione di segno contrario, ma il contrario della Rivoluzione”, diceva Joseph de Maistre. Cosa vuol dire? Il mondo ci offre tantissime false soluzioni al problema presente, anche al problema della Chiesa. Faccio un esempio per farvi capire: il fascismo. Oggi tanti sono affascinati dal movimento rossobruno, no? (Putin, Assad) Il fascismo però non è la Contro-Rivoluzione, è anch’esso Rivoluzione, anche se di segno contrario a quella del comunismo. Davide Lovàt, durante la conferenza che abbiamo tenuto insieme due sabati fa, disse una cosa molto bella per spiegare questa trappola: il rosso quando diventa troppo intenso diventa nero. La Contro-Rivoluzione è un’altra cosa. Quindi dobbiamo stare molto attenti alle ideologie, agli uomini di potere che si mostrano amici del cattolicesimo e in realtà vogliono solo strumentalizzarlo non per rafforzare l’influena della Chiesa, cioè di Cristo, nella società, ma dello Stato, cioè di Leviatano, del diavolo. Primo punto.
• Secondo punto. Noi cattolici dobbiamo e vogliamo riconquistare il potere. Mi chiedo: ne siamo davvero convinti? Secondo me, noi non abbiamo ancora questa convinzione. Il potere. Non è una parolaccia, il potere è giusto quando è nelle mani giuste. Questo è molto importante. I cattolici tradizionali tendono oggi, spinti dal senso di smarrimento, a ritirarsi dalla scena, a coltivare il proprio orticello, o al massimo costruire realtà parallele, che è anche peggio di limitarsi al proprio orticello. Io personalmente sono molto tentato, veramente molto tentato da questo pensiero, ma so che è sbagliato, la ragione illuminata dalla fede, dal Magistero, mi dice che è un atteggiamento sbagliato. Oggi, mentre i modernisti espugnano le ultime roccaforti, presso i cattolici della Tradizione va di moda la “filosofia del ritiro”. Noi non dobbiamo sposare la filosofia del ritiro. Cosa vuol dire filosofia del ritiro? Le università cattoliche sono rovinate? Fondiamo la nostra università. Le parrocchie sono rovinate? Fondiamo luoghi di incontro diversi. I partiti sono corrotti? Fondiamo mille movimenti politici che oggi ci sono e domani muoiono, e che frammentano ulteriormente il popolo dal punto di vista politico. Le diocesi sono occupate dai modernisti? La Santa Sede è occupata da modernisti? Fondiamo una realtà parallela, una Chiesa parallela, e per giustificarci dinanzi alla storia utilizziamo il vocabolario tipico degli scismatici di tutti i tempi, diciamo che sono loro a essere scismatici, non noi. Sono loro ad essersi allontanati, noi siamo rimasti. Ma questo atteggiamento mentale è ingannevole, tra l’altro tipico dei protestanti e delle chiese scismatiche orientali, non a caso. No alla filosofia del ritiro.
• Terzo punto. Unità nella verità. Questo è stato per duemila anni il punto di forza dei cattolici, nonostante le tempeste che pure sono state numerose e violente nel corso della storia della Chiesa (non pensiamo di vivere per la prima volta una pagina come quella che stiamo affrontando oggi). Ciò cui facevo riferimento prima leggendo la frase di Gesù: “ho insegnato apertamente”. Qual è il punto di forza delle massonerie? La segretezza. Questo la Chiesa lo sapeva bene, e faceva di tutto per smascherare i piani orditi nell’ombra. Il vangelo è categorico al riguardo nella denuncia di questa tecnica diabolica: “Non c’è nulla di segreto che non sarà rivelato”, dice il Signore. Oggi la Chiesa soffre di amnesia, rivestita della veste splendida di Erode. Il mondo ritiene che ciò che la Chiesa insegna sia pazzia, ma la riveste di una veste splendida, le dà un posto di onore come cappellano dell’ONU, come portavoce dell’OMS, come promotore di ecumenismo ed ecologismo. I nemici della Chiesa invece sanno che il loro punto di forza rimane la segretezza. Qual è il punto di forza della Chiesa, invece? L’unità nella verità. I nemici lo hanno sempre saputo. Ecco il modernismo: distruggi la verità, distruggi l’unità. Distruggi l’unità, indebolisci la Chiesa. Oggi i cattolici hanno amnesia anche circa questo concetto fondamentale. I nemici no, non dimenticano.

Detto questo, ritorna ancora la domanda. Sì, va bene tutto quello che ci dici, Gaetano, ma noi, concretamente, che cosa possiamo fare nel nostro piccolo? Risposta: ricostruire la fortezza intima. Non possiamo pretendere di ricostruire la Chiesa, la politica: quelle sono le mura più esterne. Devi ricostruire l’uomo!

Badate che è l’opera più difficile questa, perché riguarda noi stessi, ciascuno di noi come singolo, come individui soli di fronte a Dio.

• Primo punto, che sembra banale, ma non lo è affatto. E guai a vederlo banale. Vivere in grazia di Dio. La Controrivoluzione, cari amici, sapete dove inizia? Inizia nel confessionale. Una buona confessione, fatta dopo un buon esame di coscienza, stipula un’amicizia indistruttibile tra te e Dio. Questa è la grazia: l’amicizia di Dio. Ci rendiamo conto? Dio non ci chiama servi, ma amici. A patto però che viviamo lontani dal peccato, e specialmente il peccato mortale. Capire come vivere nella grazia – e vivere nella grazia significa conservarla, saperla conservare, fuggendo il peccato e crescendo nelle sette virtù e nei sette doni dello Spirito Santo – è il primo passo controrivoluzionario di ciascuno di noi. Se non superiamo questo passo, tutti i nostri progetti saranno vani. Dicevano i filosofi medievali che il bene è diffusivum sui, diffusivo di se stesso. Il sole è fermo, non si muove, eppure illumina, scalda, arde in se stesso. Così è il bene: quando un uomo è buono, e buono significa essere in grazia di Dio, non significa fare opere buone, diventa diffusivum sui, come un sole che arde di carità.
• Secondo punto. Pregare ed esercitare l’umiltà vera. Pregare, impariamo a pregare ogni giorno. Gesù lo chiede sempre nel vangelo. La Madonna lo chiede nelle sue molteplici apparizioni. Se siamo indaffarati con il lavoro, offriamo più azioni possibili della nostra giornata a Dio come atti di preghiera, di lode, di ringraziamento. Quando preghiamo, cerchiamo di passare più tempo a lodarlo, a ringraziarlo che a chiedere. E quando chiediamo, chiediamo anzitutto il dono dell’umiltà. Gesù dice nel vangelo: entrate per la porta stretta, perché essa conduce al Cielo. Sapete cos’è la porta stretta di cui parla il Signore? E’ la virtù dell’umiltà. Cos’è l’umiltà? L’umiltà viene così definita da san Tommaso d’Aquino: la temperanza della volontà. L’uomo è avido di progetti, di obiettivi. L’umile si ferma, riconosce che tutto è nelle mani di Dio, e cambia prospettiva: non la mia, Signore, ma la tua volontà sia fatta. Gesù a Luisa Piccarreta dice: aiutami a instaurare nel mondo il regno della Divina Volontà. Cosa significa se non questo? Dio ha pronunciato il fiat tre volte nella storia: il primo fiat lo ha pronunciato al principio di tutto il Padre: fiat mundum; il secondo fiat lo ha pronunciato il Figlio per bocca di Maria: fiat mihi secundum verbum tuum; il terzo fiat lo vuole pronunciare – OGGI – lo Spirito Santo, per mezzo di quale bocca? La mia bocca, la tua bocca, la tua... E’ il terzo fiat che recitiamo nel Padre nostro: fiat volutas tua sicut in coelo et in terra.
• Terzo punto. Praticare la penitenza. La Madonna chiede questo nelle sue apparizioni: Penitenza, penitenza, penitenza (Lourdes).
• Quarto punto. Scoprire la volontà di Dio sulla nostra vita. 
• Quinto punto. La strategia va elaborata dopo che avremo lavorato su noi stessi. Puoi affaticarti quando vuoi, puoi creare tutti i progetti di questo mondo, ma se non hai la grazia sei destinato a fallire. Dice la Scrittura: “Se il Signore non edifica la casa, invano si affaticano i costruttori” (Salmo 126). Cos’è questa casa se non l’anima di ciascuno di noi? La nostra anima è chiamata ad essere la casa di Dio, e noi dobbiamo costruirla, sì, ma insieme a Lui, altrimenti lavoriamo inutilmente.
• Sesto punto. Il vangelo invita a guardare in prossimità. La Scrittura chiama il fratello da amare con l’espressione “prossimo”, cioè vicino, che ti è al fianco, letteralmente. Pensare a chi è in difficoltà a mille miglia da qui potrà farti sentire utile, ti farà sentire buono perché viaggi, oppure perché le persone ti fermano e si levano il cappello per onorarti. Ma ricordiamo la parabola del buon samaritano: “Chi è stato prossimo dell’uomo caduto nelle mani dei briganti? – chiede il Signore – Colui che si è piegato per curarne le ferite”. I farisei facevano grandi elemosine per essere acclamati, ma non erano magnanimi, erano solo ambiziosi. C’è differenza tra magnanimità e ambizione, anche se apparentemente le due cose si somigliano. Questi concetti, che pure sono biblici, sono stati dimenticati. Magnanimità: avere l’animo grande. Cosa vuol dire? Il magnanimo è colui che è disposto a dare e fare il massimo, a patto però che coincide con la volontà di Dio. L’ambizioso invece è anche lui disposto a dare e a fare il massimo, ma a servizio della propria volontà. Ecco perché l’uomo magnanimo è in realtà un uomo umile, perché fa tutto per la sola gloria di Dio. E i progetti grandi del magnanimo non sono progetti che necessariamente devono risuonare in tutto il mondo, possono essere progetti piccoli per gli uomini, ma grandi per Dio.

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  • Ivan Brunetta il

    Perché avete cancellato il video “Styo assedio”…. Era interessante. Lo avevo ascoltato solo a metà… Mi dispiace…


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