Dal "Signore degli Anelli" emerge una concezione del male ambigua e contraddittoria: a volte il male sembra la concretizzazione di un principio autonomo, a volta assenza di bene in senso cristiano. Il male in Tolkien non è però mai assoluto ed è frutto di una perversione: piuttosto, Tolkien sottolinea la necessità di combattere il male storico, presente nel mondo ma soprattutto in noi stessi.
Molti cattolici storcono il naso quando sentono parlare delle opere di J.R. Tolkien o della J.R. Rowling perché, a detta loro, se si parla di "magia" allora inevitabilmente si parla di "satanismo". Ma è davvero così? Cosa significa la magia nel linguaggio della narrativa di questi due grandi autori? Ne parliamo con due esperti, Paolo Nardi e Giovanni Minghetti.
Nonostante un inizio promettente, l'acclamato film "Barbie" non riesce a sviluppare le tante (troppe) problematiche che tira in ballo a causa di una scrittura non all'altezza, di un certo didascalismo e di un problema generale di tono. A che tipo di pubblico si rivolge, ai bambini o agli adulti? Basta davvero sollevare una bambola a feticcio per rendere giustizia alle donne e realizzare un buon film?
Generalmente si pensa che Túrin fosse destinato a essere sconfitto perché soggetto alla maledizione di Morgoth: troppo forte è il potere del Vala ribelle perché una creatura possa pensare di opporsi al suo volere. In realtà, il testo dei "Figli di Húrin" dimostra il contrario, e che la maledizione, come il destino, fosse modificabile per un uomo come Túrin, se solo non fosse stato così orgoglioso, superbo e ostinato nel non accettare consigli.
Alcuni critici della narrativa tolkieniana hanno letto la razza mitologica dei nani come un accenno a presunte simpatie antisemite dell'autore. Si tratta di un'analisi accurata? Ne parliamo con Paolo Nardi, caporedattore di Fede & Cultura e uno dei massimi esperti italiani della narrativa tolkieniana, nonché autore di diversi libri sull'argomento.