TFP recensisce "La tiara e la loggia"

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Pubblicato su TFP - Tradizione Famiglia Proprietà, settembre 2023. 

- a cura di Julio Loredo

«La tiara e la loggia. La lotta della massoneria contro la Chiesa», questo il titolo del più recente libro di Gaetano Masciullo, pubblicato da Fede&Cultura, di Verona. È un’opera dalla lettura appassionante (e inquietante), frutto di approfondite ricerche, presentate in modo sereno e scrupoloso, cosa importantissima trattandosi di un tema parecchio scottante e non facile da esporre. Per quasi trecento pagine, il giovane autore passa in rivista la storia della massoneria e la sua secolare lotta per distruggere la Chiesa e la Civiltà cristiana.

L’opera ha innumerevoli pregi. Il primo è, senza dubbio, rintracciare le radici della massoneria fino all’antica gnosi e alla corrente cabalistica – cioè, la tradizione occultistica ebraica – e tramite esse all’ermetismo, al catarismo e altre correnti semi-segrete, sfatando così il luogo comune che fissa l’origine della massoneria nel 1717, anno di fondazione della prima loggia a Londra.

C’è un principio storico, spiegato dagli autori che hanno studiato il tema: “Quand elle se montre, elle se cache”. Cioè, quando la massoneria si mostra, è perché previamente ha già nascosto un’altra realtà. Gli autori parlano di “arrière-loges”, ossia trans-logge, molto più insidiose e importanti nell’avanzamento della cospirazione anticattolica. In questo senso, la massoneria sarebbe solo la punta dell’iceberg. Il 1717 segna l’esordio di un certo tipo di massoneria alla luce del sole, non certo della cospirazione contro la Chiesa, iniziata già durante la vita terrena di Nostro Signore Gesù Cristo. Leggiamo, infatti, nel Vangelo di S. Giovanni (9,22): “I Giudei si erano già accordati che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga”. Leggiamo ugualmente negli Atti degli Apostoli: I Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo” (At 23,12).

Questo per non andare ancor più indietro, fino all’ “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,15). Possiamo dire che il demonio ha iniziato a cospirare sin da quando S. Michele lo scacciò dal Cielo (Ap 12,9). Infatti, la prima cosa che fece il drago fu attaccare la Madonna: “Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio” (Ap 12,13).

Un altro, grande, pregio del libro che stiamo recensendo è il vedere la massoneria come un elemento all’interno di una più vasta cospirazione. “Non dobbiamo infatti pensare che la Massoneria sia l’unica faccia del nemico – scrive Masciullo – La Massoneria è stato solo un mezzo per condurre una guerra che è ben più vecchia di quella iniziata nel 1717 (…) La Massoneria è stata certamente fino a oggi il mezzo più organizzato della guerra contro la Chiesa cattolica, e quindi il più efficace” (enfasi nell’originale). E, infatti, egli parla di “società segrete che sono nate nella modernità”.

Anche Plinio Corrêa de Oliveira preferiva parlare genericamente di “forze segrete”. Scrive il pensatore cattolico: “Le forze propulsive della Rivoluzione sono state manovrate fino a oggi da agenti astutissimi, che se ne sono serviti come di mezzi per realizzare il processo rivoluzionario. In modo generale, si possono qualificare agenti della Rivoluzione tutte le sette, di qualunque natura, da essa generate, dalla sua nascita fino a oggi, per la diffusione del pensiero o per l’articolazione delle trame rivoluzionarie. Però, la setta madre, attorno alla quale si articolano tutte le altre come semplici forze ausiliarie – talora consapevolmente, tal’altra inconsapevolmente – è la massoneria, come si rileva chiaramente dai documenti pontifici e specialmente dall’enciclica Humanum genus di Leone XIII[1].

Un altro aspetto meritevole di commento è il trattamento della massoneria non solo come cabala cospiratrice (livello a cui si fermano non pochi tradizionalisti), ma anche come officina di idee rivoluzionarie e come manipolatrice di cattive tendenze. Quest’ultimo è un aspetto importantissimo dell’opera delle forze segrete, più volte accennato da Masciullo, e comunque meritevole di un ulteriore approfondimento. È, infatti, da queste profondità che scaturisce la spinta rivoluzionaria. Semmai le idee ne sono conseguenze.

Spiega Plinio Corrêa de Oliveira: “Il successo che fino a ora hanno ottenuto questi cospiratori, e specialmente la massoneria, è dovuto non solo al fatto di possedere una incontestabile capacità di organizzarsi e di cospirare, ma anche alla loro lucida conoscenza di ciò che costituisce l’essenza profonda della Rivoluzione, e del modo di utilizzare le leggi naturali – parliamo di quelle della politica, della sociologia, della psicologia, dell’arte, dell’economia, ecc. – per far procedere la realizzazione dei loro piani. In questo senso gli agenti del caos e della sovversione fanno come lo scienziato che, invece di agire con le sue sole forze, studia e mette in azione quelle, mille volte più potenti, della natura”[2].

Buona parte del libro è dedicata alla disamina di ciò che Masciullo chiama “la teologia della massoneria”, cioè i suoi contenuti psicologici, culturali, filosofici e teologici, senza i quali si rischia di cadere nel “cospirazionismo” grezzo (“Tizio era massone, ecco quindi tutto spiegato”). Solo una tale prospettiva, ampia e profonda, riesce a dare un significato alla storia dell’umanità e, in concreto, al processo rivoluzionario iniziatosi nel secolo XVI. Perciò l’autore si richiama all’esempio del noto pensatore cattolico brasiliano: “Il punto di riferimento del presente saggio dal punto di vista della teologia della storia è stato Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), che ha messo a punto una coerente teoria della Rivoluzione e del suo opposto, la Contro-Rivoluzione”.

Passando alla parte storica, l’autore passa in rivista la diffusione di dottrine esoteriche nel Medioevo e la nascita delle tendenze e delle correnti – allora perlopiù sotterranee – che finirono per minare il maestoso edificio della Civiltà cristiana, portandolo quindi alla rovina. Ne fu conseguenza la prima Rivoluzione, il protestantesimo. Dalla continuità di queste corrente sorse l’Illuminismo che, col concorso di sette e movimenti segreti come gli Illuminati di Baviera, misero le fondamenta per la seconda Rivoluzione, quella francese. Non senza aver prima soppresso l’ordine dei gesuiti, per sgomberare il terreno da possibili reazioni.

Un capitolo è dedicato all’indipendenza americana del 1776, sulla quale io farei qualche distinguo. Sebbene, come afferma Masciullo, sembri stabilito che non tutti i Founding Fathers fossero massoni, non possiamo perciò non chiamarla una vera e propria Rivoluzione. Essa, infatti, giocherà un ruolo fondamentale nell’avanzamento del processo rivoluzionario nei secoli successivi, tramite la diffusione di ciò che venne a chiamarsi “americanismo”, uno stato di spirito prima che una dottrina, tra l’altro condannato da Leone XIII nell’enciclica Testem benevolentiae e nella lettera Longinqua oceani. Basta considerare, per esempio, il ruolo fondamentale che ebbe l’americanismo nel sorgere dell’eresia modernista.

Dopo una ben meritata ramanzina a Napoleone (“diffusore degli ideali massonici in Europa”), Masciullo entra nello studio della “Rivoluzione italiana”, con la triste carrellata di figure risorgimentali, tutte legate agli ambienti massonici e carbonari, fino alla nefasta Breccia di Porta Pia, che segnò la fine del potere temporale dei Papi. Il piano massonico per l’Italia si era compiuto, con la decisa partecipazione di Casa Savoia.

Non poteva mancare un capitolo dedicato alla feroce lotta della massoneria contro l’Impero asburgico, finita anch’essa con la vittoria rivoluzionaria nel 1918. Sopraviene la terza tappa del processo rivoluzionario: il comunismo.

Parlando del Partito socialista italiano, Masciullo solleva un problema strategico che, a mio avviso, andrebbe trattato in modo un po’ diverso: il supposto contrasto tra la “teoria rivoluzionaria massonica” e la “teoria rivoluzionaria social-massimalista o comunista”, l’una gradualista, l’altra sovversiva. In realtà si tratta di due facce della stessa moneta, ognuna con un ruolo preciso all’interno del processo rivoluzionario, tutte e due spinte dalle stesse forze segrete. Scrive in merito Plinio Corrêa de Oliveira: “Questo processo rivoluzionario si manifesta con due diverse velocità. L’una, rapida, è generalmente destinata al fallimento sul piano immediato. L’altra è stata abitualmente coronata da successo, ed è molto più lenta. (...) È necessario studiare la parte di ciascuna di queste velocità nella marcia della Rivoluzione. Si direbbe che i movimenti più veloci siano inutili. Ma non è vero. L’esplosione di questi estremismi alza una bandiera, crea un punto di attrazione fisso che affascina per il suo stesso radicalismo i moderati, e verso cui questi cominciano lentamente a incamminarsi”[3].

Arriviamo così al 1945, e a un’affermazione che l’autore sfumerà più avanti come pure in altre sedi: “Nel 1945 è terminata l’epoca massonica della storia moderna. (…) La Massoneria oggi ha terminato la propria funzione storica”. Insomma, la massoneria ha vinto su tutta la linea, e quindi non è più necessaria.

È vero che il passaggio a ciò che Plinio Corrêa de Oliveira chiama la quarta tappa del processo rivoluzionario comporta un cambio nelle strutture che la promuovono. Ma da ciò non si può dedurre che non ci siano più forze segrete. Anzi. La recente successione in Italia di governi apertamente vicini agli ambienti massonici ne è una prova. Forse, così com’è scomparso un certo tipo di comunismo, quello sovietico, è in procinto di scomparire un certo stile massonico. La Rivoluzione, comunque, continua. E anche la cospirazione soffiata dal padre della menzogna.

Una cospirazione destinata al fallimento, poiché le porte dell’inferno mai prevarranno contro la Santa Chiesa.

Note

[1] Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Luci sull’Est, Roma 1998. p. 56.

[2] Ibid.

[3] Id., p. 49-50.


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