Pubblicato su Zenit, 27 luglio 2009.
- a cura di Antonio Gaspari
Ralph McInerny spiega le ragioni della crisi post-conciliare
Il Concilio Vaticano II ha segnato la storia della Chiesa moderna. Svoltosi tra il 1962 ed il 1965, avrebbe dovuto risolvere i problemi sollevati dalla modernità, come la secolarizzazione, il relativismo, il rapporto con la tradizione, la perdita di fede, l’autorità della legge morale, l’obbedienza ed il rispetto del Primato di Pietro.
La discussione tra i padri conciliari è stata intensa e articolata. Il dibattito è stato vivacissimo. I documenti Conciliari sono solidi contributi alla dottrina ed al Magistero.
Eppure, dopo il Concilio, una parte di teologi, dell’episcopato del clero e del laicato, ha scelto di battere strade diverse, mettendo in discussione i risultati del Concilio, e soprattutto contestando l’autorità del Papa e del Magistero.
Non è chiaro se la crescente secolarizzazione è un segno dei tempi o un effetto della crisi post Concilio, sta di fatto che tutti i parametri relativi alle vocazioni sacerdotali, alle persone che frequentano la messa ed i sacramenti, al numero di iscrizioni nelle scuole cattoliche, hanno segnato un crollo significativo nel periodo post conciliare, soprattutto negli anni 1970- 1990.
Per cercare di capire cosa è accaduto, il professor Ralph McInerny, insegnante di filosofia per cinquant’anni all’Università Notre Dame nell’Indiana, la più grande università cattolica del mondo, considerato da molti il più importante filosofo cattolico vivente, ha appena pubblicato il saggio “Vaticano II. Che cosa è andato storto?” (Fede & Cultura, 91 pagine, 11,00 Euro).
Il prof. McInerny, tra i più grandi studiosi di San Tommaso, autore anche di una cinquantina di romanzi gialli con il sacerdote detective padre Dowling, spiega come la crisi nasce nel 1968 con quel “Sessantotto nella Chiesa” che è il rifiuto organizzato dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI da parte di centinaia di teologi.
Un rifiuto che va molto al di là delle questioni di morale sessuale e si pone come contestazione globale dell’autorità del Papa e del Magistero.
I teologi del dissenso dicono di fare appello al Vaticano II. “Ma – secondo McInerny – nulla nei documenti del Concilio giustifica la loro posizione”.
Si tratta allora di distinguere fra i testi del Vaticano II e la loro interpretazione, fra insegnamenti del Concilio ed evento mediatico, fra lettera e presunto “spirito” dell’assise conciliare.
Per McInerny la confusione fra questi elementi ha determinato per la Chiesa una delle più gravi crisi della sua storia.
Il professore americano suggerisce di riprendersi il Concilio, in quella piena fedeltà al Papa e al Magistero che costituisce l’unica via per uscire dalla crisi.
Per spiegare la crisi post-conciliare il noto docente di filosofia riporta i dati della Chiesa americana nel 1950.
C’erano 60.000 sacerdoti negli Stati Uniti e 25.000 seminaristi. 150.000 insegnanti religiosi nelle scuole. Cinque milioni di alunni nelle scuole cattoliche, dall’asilo all’università. E altri cinque milioni in scuole non cattoliche che comunque ricevevano un’istruzione religiosa cattolica.
Inoltre il 75% dei cattolici coniugati, partecipava alla Messa ogni domenica. Il 50% riceveva la comunione almeno una volta al mese. L’ottantacinque per cento dei non coniugati partecipava alla messa domenicale i tra loro il 50% si comunicava mensilmente. I cattolici con istruzione superiore erano i più assidui. Innumerevoli i movimenti apostolici laici.
Giovanni XXIII aprì il Concilio con grande ottimismo. Si discusse di un rinnovamento per diffondere la verità e della preparazione dei sacerdoti. Si auspicò la via della santità per tutti. La Gaudium et Spes indicò la via della Chiesa nel mondo moderno.
Dopo il Concilio i cattolici si aspettavano un grande balzo in avanti, invece sono emersi i segni di una crisi di fede e divisioni tra i fedeli e nel clero.
McInerny riporta alcuni dati americani, ma è facile constatare che sono simili a quelli europei.
Dopo il Concilio la partecipazione alla Messa è crollata. Negli Stati Uniti si stima che almeno dieci milioni di cattolici abbiano smesso di partecipare alla Messa domenicale.
Si stima che nelle grandi città solo il trenta per cento dei cattolici partecipi alla Messa. La diminuzione è stata particolarmente severa tra i giovani, anche tra quelli educati nel sistema cattolico.
C’è stata una diminuzione vertiginosa delle iscrizioni alle scuole cattoliche e sempre meno neonati vengono battezzati.
Sorge quindi la domanda: “Che cosa è che è andato storno nel dopo Concilio Vaticano II?”.
Nel saggio il filosofo statunitense racconta precisamente il dibattito svoltosi nel Concilio e nel dopo Concilio.
Precisa le posizioni di coloro che tentarono di indebolire l’autorità del Pontefice durante il Vaticano II e narra di come i dissidenti hanno organizzato una sorta di magistero parallelo nel dopo Concilio.
Per McInerny, è questa confusione ed aperta ribellione culminata con l’opposizione alla Enciclica Humanae Vitae che ha indebolito la Chiesa e generato la crisi di vocazioni e di perdita di fede.
Da allora il dissenso è diventata un abitudine e alcuni teologi hanno incitato alla disobbedienza generando una crisi di autorità.
La Santa Sede ha cercato di risolvere il dissenso con un Sinodo straordinario nel 1985, con una professione di fede e il giuramento di fedeltà degli insegnanti cattolici nel 1989, con il Catechismo nel 1992, con la Veritatis Splendor del 1993 e con la lettera apostolica Tuendam Fidem del 1998.
Quest’ultima lettera apostolica ha fatto del dissenso una violazione del diritto canonico e ha minacciato sanzioni ai dissidenti.
Ma la vera soluzione alla crisi di autorità, secondo il saggio di McInerny si trova negli argomenti ed in particolare nel riconquistare gli insegnamenti magisteriali del Concilio.
Il filosofo statunitense conclude invocando una conversione di cuori, e cita il capitolo della costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Beata Vergine Maria quale Madre della Chiesa.
Mc Inenrny conclude affermando che “Sarà seguendo i desideri di Maria come furono comunicati ai bambini di Fatima che la promessa del Vaticano II sarà mantenuta”.