Pubblicato su Il Foglio, 18 novembre 2011.
- a cura di
Camillo Langone
Non tutto il male viene per nuocere, perfino la ripugnante pubblicità Benetton può servire a qualcosa. A fare chiarezza sul buddismo, ad esempio. La maldestra operazione Bacio-in-bocca, che lanciando liquame sul Papa ha finito, per l’improvviso mutare del vento, col farlo ricadere su maglioni che già avevano i loro problemi, secondo il comunicato dell’azienda origina da una frase del Sutta Pitaka, testo religioso buddista (Alessandro Benetton è uno dei tanti ricchi a cui piace rivestire il proprio desolante nichilismo occidentale con gli affascinanti panneggi del nichilismo orientale). Per saperne di più qualcuno sarebbe andato a guardare Wikipedia, io invece dispongo di un buddologo personale e mi sono rivolto a lui. Roberto Dal Bosco, che l’anno prossimo pubblicherà con Fede & Cultura un interessantissimo libro sulle
buddocrazie omicide, mi informa che il Sutta Pitaka è il testo ispiratore del buddismo Theravada, il buddismo dello Sri Lanka: l’isola in cui la ferocissima guerra civile fra singalesi buddisti e tamil induisti è stata aizzata dai monaci aranciovestiti. Mentre riempivano di cadaveri tamil le fosse comuni, i serafici seguaci del Budda cantavano un motivetto: “Il sangha è sempre pronto / al fronte / se la razza è minacciata”. Il sangha sarebbe la comunità buddista, l’insieme dei monaci che studiano appunto il Sutta Pitaka. Un’altra canzone di successo, sempre di ambito monastico, fa così: “Nazione, religione, razza sono la mia tripla gemma”. Più che United Colors sembra il “Mein Kampf” ma Alessandro Benetton che ne sa: lui conosce il buddismo più o meno come conosce l’arte di produrre bei maglioni.