Pubblicato su Corrispondenza Romana, 2 dicembre 2013.
- a cura di Fabrizio Cannone
La questione della corretta celebrazione della liturgia sarà sempre all’ordine del giorno nella Chiesa e questo per due motivi di fondo: anzitutto il legame ovvio ma spesso dimenticato tra fede e preghiera, sancito dalla massima lex orandi – lex credendi; e poi la necessità dei sacramenti quali perfetti canali della grazia divina.
Pilastri che in quanto fondati da Cristo non possono essere aboliti dagli uomini, dalla Chiesa e dal progresso storico, ma neppure possono essere radicalmente alterati o sostanzialmente modificati. A seguito della riforma liturgica della santa Messa (1969-1970) è nata e si è andata rafforzando nell’intera cattolicità una corrente di laici, di religiosi e di sacerdoti i quali hanno desiderato rinnovare e riprendere l’intera tradizione teologica della liturgia, che pare non più assicurata nella maggioranza delle parrocchie ordinarie.
Il volume curato da padre Vincenzo Nuara , Il Motu Proprio Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI. Una speranza per tutta la Chiesa (Fede & Cultura, Verona 2013, pp. 175, euro 13) nasce all’interno di questo movimento liturgico e presenta gli atti del Terzo Convegno sul Summorum Pontificum, tenutosi a Roma nel maggio del 2011. Nella prefazione il Cardinal Walter Brandmüller nota che i saggi raccolti offrono « un vasto campo tematico per un approfondito dibattito scientifico, uno scambio di idee ed esperienze che sarà tanto più fecondo quanto sarà sereno e obiettivo» (p. 5). Dibattito però che certi liturgisti e non pochi pastori non vorrebbero neppure aprire per evitare che la liturgia divenga tema di discussione. Non la pensano così, fortunatamente i cardinali Brandmüller e Koch, i Vescovi Aillet, Pozzo e Schneider che hanno offerto al Convegno delle notevoli riflessioni in ordine sia al rilancio della liturgia tradizionale, sia al ripensamento della nuova liturgia (mons. Schneider per esempio ha proposto la reintroduzione degli Ordini Minori, la cui esistenza è attestata a Roma già nel III secolo.
Importanti poi gli altri contributi: di mons. Bux sul Pontificale Romano del 1961-62, di Madre Francesca Perillo FI sulle origini apostolico-patristiche della Messa impropriamente detta Tridentina e del prof. de Mattei sul rapportotra lingua latina e liturgia cristiana. La “paura del velo” di cui parla mons. Marco Agostini nell’intervento che conclude il volume, è oggi divenuto un vero e proprio terrore per ciò che, anche in Liturgia, rappresenterebbe un ritorno alla Tradizione. Eppure solo da quel ritorno alle nostre radici, potremo guardare al futuro della Chiesa senza complessi e patemi d’animo.