Pubblicato su La Verità, 22 luglio 2023.
- a cura di Martina Pastorelli
Stefano Fontana, studioso di Dottrina sociale della Chiesa, ricorda qual è sempre stato il ruolo pubblico della religione. Offrendo i mezzi per affrontare le provocazioni d’oggi.
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Che cos’è la legge naturale? La morale è necessaria per la vita sociale? La persona ha un valore assoluto? C’è qualche relazione tra matrimonio e unione omosessuale? C’è un dovere morale di opporsi all’obbligo vaccinale? Il criterio economico della «decrescita» è accettabile? La democrazia in senso moderno nasce già totalitaria? La pluralità delle religioni è voluta da Dio?
Sono alcune delle questioni -nevralgiche poiché toccano punti cruciali per credenti e non - che compongono il nuovo libro di Stefano Fontana, filosofo e studioso di Dottrina sociale della Chiesa. La Dottrina politica cattolica. Il quadro completo passo dopo passo (Fede & Cultura, 16 euro) è un manuale innovativo e di grande fruibilità, essendo esposto per brevi domande e brevi risposte. Fin dal titolo (dottrina «politica» e non «sociale»), vi si mostra «l’altra storia» rispetto al ruolo che nella società viene oggi ritagliato alla religione cattolica e alla Chiesa: la prima, vista ormai come una agenzia di animazione etica, la seconda come una Ong, entrambe si vorrebbero private di ruolo pubblico politico e confinate allo svolgimento di attività caritatevoli.
Riprendendo il metodo di San Pio X della domanda e risposta, Fontana prende per mano il lettore, lo porta a scoprire il pensiero politico cattolico e, attraverso un percorso logico, gli offre gli strumenti intellettuali per affrontare le grandi provocazioni culturali del nostro tempo.
Di seguito si riportano alcuni passaggi da ciascuna delle tre sezioni in cui il libro è strutturato: la natura e fini della Dottrina sociale cattolica; i suoi fondamenti (quali il bene comune, l’indisponibilità della vita umana, il principio di sussidiarietà, la proprietà privata); i suoi ambiti (come la politica, il matrimonio e la famiglia, l’educazione, l’economia).
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Come si difende il Creato?
Con politiche e leggi che proteggano e promuovano l’ecologia umana e difendano la pre- senza della religione cattolica, senza la quale anche l’ecologia umana diventa impossibile.
Che cosa si intende per «ecologia umana»?
Si intende il funzionamento corretto delle relazioni umane, il loro svolgersi secondo il diritto di natura e divino, in modo da promuovere un ambiente sano e favorevole al bene comune e allo sviluppo dell’uomo sul piano naturale, in vista dell’approdo soprannaturale.
Qual è la prima istituzione per una vera ecologia umana?
La famiglia fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna e aperta alla vita. Senza di essa, l’uomo non può trovare un ambiente veramente umano per essere concepito in cui nascere e crescere.
I FONDAMENTI
Il bene comune è il benessere?
No, perché quello di benessere è un concetto quantitativo, mentre il bene comune è qualitativo. Si può avere bene comune anche in una situazione di miseria economica.
Il bene comune è la somma dei beni individuali o «bene pubblico»?
No, perché la società non è una somma di individui ma una comunità di persone in relazione e si ha bene comune quando si ha una «ecologia umana», ossia un insieme di relazioni conformi ai fini naturali della società.
Il bene comune è il bene della «persona civile» (persona civitatis) ossia dello Stato?
Lo Stato come «persona civile», come un grande individuo se non addirittura come Dio, è il portato del convenzionalismo politico moderno. Lo Stato inteso come «persona civile» è, quindi, un artificio mentre il bene comune afferisce alla comunità politica, che è reale e non artificiale. Lo Stato è il regime, prima del quale e sotto il quale c’è la comunità, ed è a questa che fa riferimento il bene comune.
Il bene comune richiede di mettere in comune i beni?
No. Il collettivismo, con l’abolizione del principio della proprietà privata attuato nelle più varie forme, è contrario al bene comune, perché impone politicamente una morale ideologica che non rispetta un dovere/diritto di natura, violando la libertà e la dignità della persona. La Dottrina politica cattolica al bene comune, perché impone politicamente una morale ideologica che non rispetta un dovere/diritto di natura, violando la libertà e la dignità della persona. Il bene comune è effetto di automati.
Che cosa si intende con l’espressione «nuovi diritti»?
Con questa espressione si intendono i presunti diritti conseguenti alla degenerazione e alla relativizzazione soggettiva della morale. Rappresentano la fase finale nichilista della visione moderna dei diritti come espressione di una volontà soggettiva priva di ragioni. Si tratta del diritto al figlio, della prassi della fecondazione artificiale, dell’utero in affitto, del riconoscimento delle unioni civili omosessuali, del diritto a decidere circa la propria identità sessuale, dell’aborto estremo, del diritto all’assistenza al suicidio. I «nuovi diritti» incarnano una tragica cultura di morte.
Che cosa si intende per «questione antropologica»?
I diritti, se lasciati alla propria logica interna, non si fermano mai e producono continuamente nuovi diritti, via via sempre più indipendenti da ogni dovere, conducendo quindi verso il nulla del dovere. I «nuovi diritti» connessi con la «questione antropologica» sono espressione di questa grave deriva.
Oggi il diritto all’aborto è sostenuto anche da cattolici. Che cosa dire?
Il cattolico che, pensando con ciò di rimanere tale, ammette l’aborto, separa tra loro Cristo creatore e Cristo redentore e pensa che sia possibile vivere le Beatitudini senza vivere i Comandamenti. Questa separazione tra natura e Grazia non è cattolica.
Come valutare chi dice di essere personalmente contrario all’aborto, ma di non doverlo imporre ad altri?
In questo caso si riduce l’aborto a un’opinione e lo si priva del suo significato etico oggettivo di essere un’azione intrinsecamente malvagia e un orrendo delitto. Inoltre, per rispettare la coscienza degli altri, si separa la propria coscienza dal proprio comportamento pubblico. Questo è un aspetto molto negativo della cultura democratica.
Che cosa rispondere a chi fa notare che il principio «non uccidere» non è assoluto, dato che si uccide anche in guerra o per difendersi?
Il comandamento di non uccidere si riferisce alla persona innocente, come è appunto il bambino nel ventre materno. La morale naturale e cattolica dice che, a debite condizioni, è invece ammesso uccidere per difendersi. In questo caso il fine non è l’aggressione, ma la propria o altrui difesa, ed è il fine a stabilire la formalità morale dell’azione. L’esito morale va attribuito all’aggressore.
Le politiche antinataliste sono giustificate da problemi di sovrappopolazione o di degrado ambientale antropico?
Gli allarmi per la sovrappopolazione o per la necessità di ridurre la popolazione per salvare l’ambiente vanno rigettati come privi di fondamento reale, strumentali, ideologici e contrari alla Dottrina sociale. C’è posto per tutti su questo pianeta e l’uomo è una risorsa per l’ecologia e non un pericolo. Inoltre, è provato che ostacolo allo sviluppo non è la natalità ma, piuttosto, la denatalità.
Come valutare l’azione di organi internazionali a favore di aborto, sterilizzazione e contraccezione?
Tale azione va valutata come una partecipazione pianificata alla cultura della morte.
Il corpo umano può essere considerato proprietà della persona?
No, perché non si dà la persona e poi il suo corpo, ma la persona è anche il suo corpo. Il corpo non è solo un insieme di cellule. La persona non è proprietà di se stessa e non può trattare come una cosa non solo le altre persone ma anche se stessa. Per questo motivo non sono permesse le automutilazioni, né il commercio dei propri organi né il suicidio, anche nella forma di suicidio assistito. La politica e la legge devono tenere conto di tutto ciò.
GLI AMBITI
Che cosa si intende per «società palliativa»?
È la società che si premura che i cittadini non provino dolore. Non solo il dolore fisico, ma anche la depressione, la delusione, la stanchezza, lo sconforto. La società viene considerata malata a priori e, quindi, deve essere considerata come in una perenne quarantena, oggetto di una continua profilassi. È una delle forme del totalitarismo moderno.
Si tratta di un nuovo tipo di totalitarismo?
Si tratta di un totalitarismo «condiviso», perché gli stessi cittadini lo apprezzano. Per fare questo, il potere politico solleva continuamente emergenze minacciose, per alimentare così la sottomissione volontaria dei cittadini alle politiche del potere che pianifica la protezione. L’intervento del potere politico è più profondo che non nello Stato assistenziale, in quanto coincide con le richieste stesse dei cittadini. Il tutto si traduce in un profondo ed esteso «controllo sociale».
Tutto ciò avviene nei regimi comunisti o anche nell’Occidente liberale?
La società palliativa è una sintesi inedita di comunismo e di liberalismo. Si tratta di un controllo sociale da parte del sistema politico, ma che non reprime esteriormente le libertà, anzi si fonda proprio sull’ossequio della libertà che cerca protezione. Avviene, quindi, soprattutto nell’Occidente liberale.
In quali altri modi avviene oggi il controllo sociale?
Attraverso la videosorveglianza, diffusa ormai ovunque, la digitalizzazione di ogni nostra azione e movimento, l’implementazione di una identità digitale che permette di sapere ogni cosa di noi e anche di farci sparire socialmente schiacciando un pulsante, l’eliminazione dell’uso del contante, la riduzione o abolizione della proprietà privata sostituita da una società della condivisione (sharing) universale, la profilazione dei cittadini attraverso le nuove tecnologie e il monitoraggio dei comportamenti, con la scusa di minacce sanitarie, ambientali o sociali.