Pubblicato su unavox.it, 15 marzo 2023.
a cura della Fraternità Sacerdotale San Pio X
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Ultimamente sono stati pubblicati due libri sul pontificato di Papa Francesco.
Il primo è la traduzione italiana del libro di Julia Meloni: La Mafia di San Gallo (Fede & Cultura), pubblicato negli Stati Uniti col titolo The St. Gallen Mafia (TAN Books), non ancora tradotto in francese. Il secondo è il libro di Jean-Pierre Moreau, François. La conquête du pouvoir (Contretemps).
Gli autori di questi due libri vedono nell’attuale pontificato una coerenza profonda sotto una contraddizione apparente.
La Mafia di San Gallo per un cambiamento strutturale della Chiesa
Il libro di Julia Meloni era stato oggetto di un’analisi dello storico Roberto de Mattei su Correspondance européenne del 10 novembre 2021, ripresa su DICI n° 415 del dicembre 2021, pp. 4-6).
In occasione della pubblicazione della traduzione italiana, Stefano Fontana gli ha dedicato un articolo ne La Bussola Quotidiana del 25 novembre 2022. Fontana scrive: «Il sottotitolo traduce alla lettera il titolo americano: “Un gruppo riformista segreto in seno alla Chiesa”».
«Come si sa, l’espressione contenuta nel titolo del libro è stata coniata da un membro del gruppo: il cardinale belga Danneels, per riferirsi ad un certo numero di prelati di alto rango, divenuti poi cardinali, che si riunivano sistematicamente a San Gallo, in Svizzera (ma non solo lì) per coordinare gli sforzi tesi al cambiamento nella Chiesa: lo stesso Danneels, Martini, Kasper, Murphy O’Connor, Lehmann».
Secondo Stefano Fontana, il gran merito del libro è che: «Il racconto si concentra sull’emergere del Primate dell’Argentina, Jorge Mario Bergoglio, e sulla convergenza progressiva delle sue posizioni con le intenzioni del gruppo di San Gallo. Lascio ai lettori le numerose pagine interessanti, per segnalare piuttosto una delle dimensioni più importanti del libro. […]
«Julia Meloni non si accontenta di scrivere un thriller ecclesiastico, una storia di complotti e di trappole, da leggere come un libro di spionaggio. Le azioni del gruppo di San Gallo si basano su una visione teologica e mirano ad un “cambiamento di regime” nella Chiesa; non tanto a rimpiazzare una persona con un’altra, ma un paradigma con un altro.
«Il gruppo voleva realizzare nella Chiesa la rivoluzione liberale che Karl Rahner aveva presentato dettagliatamente nel 1972 nel suo libro Trasformazione strutturale della Chiesa come compito e come chance (Queriniana, 1973). Revisione della posizione della Chiesa sulla sessualità, la contraccezione, l’omosessualità, il celibato dei preti, il diaconato delle donne, la decentrazione dottrinale, la comunione ai divorziati risposati, la sinodalità; era questo il programma della “rivoluzione” del gruppo di San Gallo, codificato fin dall’inizio».
E Fontana aggiunge: «Secondo la Meloni, l’elezione di Bergoglio al conclave del 2013 fu il risultato finale di una lunga macchinazione, nel corso della quale il gruppo aveva dovuto pazientare, attendere il momento buono, rivedere momentaneamente la sua tattica, riposizionarsi, ma senza rinunciare al suo programma, neanche dopo la sua amputazione con la morte prima di Silvestrini e dopo di Martini.
«In effetti, l’autrice enumera le misure con le quali Bergoglio/Francesco realizza oggi tutti punti del programma del gruppo».
Fontana conclude indicando il metodo impiegato dai membri della Mafia di San Gallo per ottenere i suoi fini: «Secondo Julia Meloni vi sono due criteri tattici seguiti per questa “rivoluzione” nella Chiesa, oggi in piena applicazione.
«Il primo è la rapidità: Murphy O’Connor [Cardinale Arcivescovo di Westminster nel Regno Unito dal 1932 al 2017] diceva che quattro anni di Bergoglio sarebbero stati sufficienti per avere una Chiesa diversa. Più di quattro anni sono passati e ognuno può constatare che si avanza a passi forzati. Il secondo criterio tattico, che solo in apparenza è contrario al primo, è la prudenza».
«Porre le basi dei cambiamenti, produrli indirettamente, arrestarli temporaneamente quando diventano troppo dirompenti e quindi suscettibili di una reazione pericolosa, lasciarli andare avanti sotto la superficie per farli emergere al momento opportuno».
Questa prudenza tattica spiegherebbe le apparenti contraddizioni di una rivoluzione che non è meno profondamente coerente.
Un papa sotto influenza
Il secondo il libro pubblicato recentemente, François. La conquête du pouvoir, ha per sottotitolo Itinéraire d’un pape sous influence [Itinerario di un papa sotto influenza].
Il suo autore, Jean-Pierre Moreau, è specialista dell’America Latina, dove ha incontrato a più riprese numerosi rappresentanti della Teologia della Liberazione, i quali hanno segnato il pensiero e la praxis di Papa Francesco.
Secondo lui, l’influenza che grava pesantemente sul Pontefice attuale è tripla:
- Prima di tutto, la «teologia del popolo» - variante argentina della «teologia della liberazione -, che promuove il «popolo di Dio» a «luogo teologico» e dunque come fonte della conoscenza della Rivelazione;
- poi, il peronismo, sottile miscuglio di pragmatismo opportunista e di ideologia «populista»;
- infine, la riforma della Compagnia di Gesù guidata da Padre Pedro Arrupe, Preposito Generale dei Gesuiti dal 1965, alla chiusura del concilio Vaticano II, e fino al 1983.
Nella postfazione, l’autore insiste su quest’ultimo punto e scrive: «Dopo che Papa Francesco è stato eletto, noi abbiamo cercato di sapere ciò che egli era stato. Egli era conosciuto dai fedeli francesi. Tutto questo lavoro ci ha condotto ad una conclusione certa: Papa Francesco esegue il programma della riforma della Compagnia di Gesù attuata da Padre Arrupe».
A coloro che obietteranno che si tratta della riforma della Compagnia e non della Chiesa, Jean-Pierre Moreau risponde: «Questo significa dimenticare i cento testi di Padre Arrupe, pubblicati nel 1982 col titolo La Iglezia de Hoy y del Futuro – la Chiesa di oggi e del futuro». La sua riforma era quindi rivolta all’intera Chiesa.
Il tedesco Karl Rahner s.j., lo spagnolo Pedro Arrupe s.j., l’italiano Carlo Maria Martini, s. j., [si veda l’articolo I gesuiti onnipresenti in Vaticano), la Mafia di San Gallo in Svizzera?
Si può determinare un’influenza preponderante o piuttosto un fascio di influenze convergenti? La storia lo dirà.
Un pontificato provvidenzialmente rivelatore
In un articolo del 21 novembre, il compatriota di Papa Francesco che gestisce il blog Caminante Wanderer vede l’effetto paradossalmente provvidenziale di questo pontificato: Papa Francesco applica le riforme conciliari fino in fondo, senza alcuna delle riserve, timidezze o scrupoli dei Papi che l’hanno preceduto, di modo che tutti possono vedere, senza dubbio possibile, i frutti amari del Vaticano II.
Una inconfutabile lezione dei fatti, contra factum non fit argumentum.
Secondo questo misterioso argentino si tratta di un vero e proprio «schiaffo per coloro che hanno salutato Francesco come il Pontefice che avrebbe finalmente applicato in profondità le riforme conciliari. [In fondo] avevano fatto un buon calcolo: la Chiesa che rappresenta Papa Bergoglio è la Chiesa conciliare, quella degli ordini religiosi e delle congregazioni moribonde, dei seminari deserti, della confusione dottrinale, della corruzione radicata in buona parte dell’episcopato e del clero, della dissoluzione e perdita della fede, dell’insignificanza nella società contemporanea, delle chiese demolite o vendute per mancanza di fedeli, della desacralizzazione liturgica, ecc. ».
Secondo questo misterioso argentino si tratta di un vero e proprio «schiaffo per coloro che hanno salutato Francesco come il Pontefice che avrebbe finalmente applicato in profondità le riforme conciliari. [In fondo] avevano fatto un buon calcolo: la Chiesa che rappresenta Papa Bergoglio è la Chiesa conciliare, quella degli ordini religiosi e delle congregazioni moribonde, dei seminari deserti, della confusione dottrinale, della corruzione radicata in buona parte dell’episcopato e del clero, della dissoluzione e perdita della fede, dell’insignificanza nella società contemporanea, delle chiese demolite o vendute per mancanza di fedeli, della desacralizzazione liturgica, ecc. ».
Come tutti i rivoluzionari, i conciliari – almeno quelli non del tutto accecati dall’ideologia – sono sorpresi nel vedere che le riforme promosse dal Vaticano II stanno portando a un grande vuoto. Gli ideologi calpestano i fatti e cadono in questo vuoto, convinti di avere ragione. Un vero vuoto.