La Terra Santa: la cartografia dello spirito

recensioni storia

Pubblicato sul blog di Gaetano Masciullo, 4 maggio 2022. 

- A cura di Gaetano Masciullo

La casa editrice Fede & Cultura mi ha chiesto di tradurre dal latino e di commentare due scritti di un grande Dottore della Chiesa cattolica, san Bernardo di Chiaravalle, da alcuni chiamato “ultimo dei Padri della Chiesa“: ultimo per ordine cronologico, non certo per importanza.

Le due opere in questione sono due scritti che Bernardo (o i suoi discepoli per lui) compose per un Ordine religioso molto particolare che nacque sotto il suo patrocinio e la sua direzione, ossia l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone. Sono più noti con il nome di templari.

San Bernardo dunque è legato a doppio filo con due ordini, cui contribuì nella formazione e nello sviluppo: i cistercensi, ramo della famiglia benedettina di cui egli era membro, e appunto i templari.

I due scritti in questione sono la Regola, scritta e approvata in occasione del Concilio di Troyes (1129), e un testo pedagogico-esortativo, scritto dietro incessante richiesta del fondatore dei templari (nonché suo parente per via materna), Hugues de Payns, dal titolo significativo di Lode della Nuova Cavalleria.

Mentre traducevo il testo, mi chiedevo: cosa può rendere queste due opere interessanti e spiritualmente profittevoli per i cattolici del XXI secolo? Per i cattolici confusi di oggi, che assistono a una così grande confusione dottrinale e quindi morale, sociale, politica, economica?

Cosa dovrebbe spingere un cattolico di oggi a leggere un testo scritto per dei monaci guerrieri del XII secolo?

La risposta mi è venuta commentando proprio la Lode. L’ultima parte dell’opera è una descrizione delle principali località della Terra Santa: da Betlemme a Gerusalemme, passando per Betania, Nazareth e il Monte degli Ulivi.

E perché mai san Bernardo, monaco impegnato tra la Borgogna e l’Alsazia a rinfoltire di vocazioni le neonate abbazie sorelle di Citeaux, avrebbe dovuto e voluto insegnare al de Payns e ai suoi sodali la geografia della Terra Santa?

Lui, che forse in Terra Santa non c’era mai stato e immaginava Gesù e Maria con le fattezze di due biondi francesi, insegnare nomi e posizioni delle principali città palestinesi a coloro che, avendo combattuto nella Prima Crociata, in Palestina avevano rischiato di perdere la vita?

La risposta è tanto semplice quanto profonda. La “geografia sacra” è una mappa dello spirito.

Dietro il tragitto che da Gerusalemme (sede dell’Ordine templare) parte per arrivare fino alla casa di Marta a Betania c’è nascosto il viaggio che l’anima deve compiere dall’imperfezione del noviziato – il desiderio di dedicarsi a Dio e il rifiuto della mondanità – alla perfezione dell’equilibrio tra vita contemplativa e vita attiva.

San Bernardo non fu solo un teologo prolifico, un energico canonista e un dialettico temuto dai suoi avversari. Egli era anche un grande mistico. È in virtù di questa sua profonda devozione per la preghiera e la liturgia che san Bernardo riuscì a tratteggiare il viaggio santo che l’anima cristiana deve intraprendere, non necessariamente sulle vie sabbiose della Palestina, ma finanche nella solitudine e nel fissismo di una cella monastica o della stanza domestica.


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